martedì 23 novembre 2010

Autunno nel Parco


"Abbia cura dei nostri figli", si è raccomandata la mamma di uno dei ragazzi della 2°F, avvicinandosi quando stavo per lasciare l'aula dove avevo appena finito di presentare alla classe e ai genitori il campo scuola che avremmo fatto la settimana successiva nel Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise.

Al di là degli aspetti logistici e "tecnici" (attrezzatura e abbigliamento necessari, la struttura che ci avrebbe ospitato, ecc) avevo descritto ai presenti la settimana con un'enfasi che, in quel momento, può essere sembrata a chi ascoltava esagerata. Ho detto loro che avremmo fatto insieme un'esperienza straordinaria: un'unica classe e poco numerosa, un'unica Guida, due sole insegnanti accompagnatrici, cinque giorni all'interno di una delle zone più belle d'Italia e più ricche d'Europa dal punto di vista della biodiversità. Convinto di questo, mi ero ricavato tra gli impegni di lavoro lo spazio per poter essere lì quel giorno, per conoscerci prima di partire e per poter dare le prime utili indicazioni sulla settimana in modo tale da preparare i partecipanti all'esperienza.





Non è stata, come immaginavo, un'enfasi eccessiva la mia. E' stata davvero una bellissima esperienza, profondamente remunerativa per tutti quelli che vi hanno preso parte e che, quindi, hanno contribuito al suo realizzarsi in tal senso.
Nonostante le condizioni meteo avverse non ci abbiamo dato molta tregua, soprattutto nei tre giorni centrali del campo nei quali ha piovuto praticamente senza soluzione di continuità, come sapevo una natura eccezionale, nella sua dimensione pienamente autunnale (ulteriormente accentuata dalle uggiose giornali novembrine), ci ha accolto e ci ha dato la possibilità di assorbirne la vitalità, attraverso la presenza e la manifestazione della vita (innumerevoli gli avvistamenti di cervi, il lupo "prigioniero" dell'area faunistica di Civitella Alfedena che davanti a noi ha predato una cornacchia e l'ha nascosta poi sotto un albero per cibarsene in un momento di scarsità alimentare) come pure attraverso la presenza e la manifestazione della morte: la "morte" silenziosa e colorata del bosco nel periodo autunnale, la "morte" del sole dietro le vette circostanti delle giornate più corte dell'anno, la morte reale dell'esemplare di camoscio che abbiamo incontrato sul sentiero della Camosciara...



Non so se ho avuto cura di quei figli così come intendeva quella mamma.
So però che ho visto una grande partecipazione dei ragazzi, anche e soprattutto di quelli che a scuola manifestano, apparentemente, mancanza di interesse verso tutto; so che ho visto da parte di tutti l'entusiasmo di stare in giro, di vedere, di conoscere nonostante l'oggettiva difficoltà legata al tempo; so che quelli che in classe non spiccicano parola hanno letto davanti a tutti una poesia scritta da loro; so che hanno fatto molto gruppo tra di loro e che una settimana senza playstation è passata senza difficoltà, anzi...; so che ho sentito dire da tutti, più volte e con sincerità, "che bello!" al cospetto dei cervi, del lupo, del camoscio morto, sotto la pioggia sul sentiero coperto dalle migliaia di foglie gialle e rosse, davanti allo strepitoso panorama al tramonto dalla torre del castello di Barrea.

Non so se ho avuto cura di quei figli ma so che, nel profondo, hanno percepito l'appartenenza a quanto stavano vedendo e facendo. E sono felice di questo, per loro e per me per avervi assistito.

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