martedì 9 novembre 2010

La campagna dei pomeriggi d'estate


Qualche settimana fa - erano gli ultimi giorni d'estate - stavo passeggiando nel tardo pomeriggio nella campagna umbra e mi sono fermato a osservare un gregge di pecore che pascolava nel campo che dalla strada digradava verso la valletta.
Ero in posizione rialzata, avevo quindi una buona visuale su tutta l'area, e in posizione sufficientemente vicina per carpirne i dettagli e sufficientemente lontana per non incoraggiare il cane pastore a interessarsi a me, dandogli la possibilità di continuare a svolgere il suo compito.

Il gregge si spostava lentamente e in maniera compatta, le pecore erano intente a pascolare guardando sempre e solo in terra e nulla di esterno attirava la loro attenzione. La melodia dell'insieme dei campanelli che avevavo al collo e che tintinnavano ad ogni loro passo era per me un piacevole e rilassante suono e penso anche per loro perché ne scandiva il ritmo di spostamento e le isolava ancor di più dall'esterno.

Ad un certo punto, dalle retrovie del gregge, un agnellino ha scartato improvvisamente verso l'esterno del gruppo e ha incominciato a correre all'impazzata allontanandosi da esso, in direzione più o meno opposta a quella tenuta dall'insieme dei suoi compagni. Il cane pastore era voltato dall'altra parte - l'agnellino deve aver considerato ciò - e non credo che abbia visto la scena, probabilmente solo intuito qualcosa: si è girato di scatto e ha iniziato a correre, senza abbaiare per non perdere la concentrazione nell'azione, per fermare la fuga del giovane ovino. Orecchie appiattite, ampie falcate col ventre quasi a terra, ritmo forsennato ma nulla: l'agnellino aveva quei 30-40 metri di vantaggio dovuti alla sortita improvvisa che il cane non riusciva a colmare del tutto.

In pochi secondi, giunto all'altezza della siepe divisoria con un altro campo, l'agnellino, individuato rapidamente un piccolo varco in essa (oppure chissà aveva già studiato il tutto in una precedente pascolata in quell'area) con un salto quasi "nel buio" si è buttato al di là della barriera naturale e ha continuato a correre con tutte le sue giovani forze cercando di allontanarsi il più possibile verso il bosco, che cinge quei campi. Il cane, arrivato anche lui nei pressi della siepe, si è bloccato con una potente frenata sulle zampe anteriori ed è rimasto una frazione di secondo indeciso sul da farsi: seguire e riacciuffare il fuggitivo o tornare a sorvegliare il gregge sguarnito e prendere magari qualche bastonata in meno dal pastore una volta che si fosse accorto della mancanza di un membro del gregge?

Di tutto questo, gli altri componenti del gregge non si erano accorti di nulla. O, penso, hanno preferito non accorgersi di nulla, evitando di scomporsi e continuando a fare quello che dovevano fare, pascolare silenziosi a testa bassa.



Il cane a quel punto ha lanciato qualche abbaio di richiamo al fuggitivo che, dal canto suo, continuava a correre senza fermarsi e voltarsi, con qualche scarto improvviso a destra e a sinistra, come fanno tutte le prede in fuga per disorientare e seminare il predatore a caccia alle loro calcagna.
Appurato che ormai non c'era più nulla da fare e sperando in un ritorno volontario, il bel cane, preoccupato non tanto delle sorti del giovane quanto delle sue dinnanzi alla probabile ira del pastore, un po' scosso ma con passo deciso e autorevole come di chi ha appena subìto una sconfitta ma non vuole darlo a vedere all'esterno per non "cedere il fianco" ad altri, è ritornato indietro verso il gregge che, dal canto suo, e per fortuna del cane, non aveva fatto una piega di fronte all'accaduto e alla scelta del suo giovane membro, continuando a muoversi ciondolante e silenzioso al ritmo della melodia dei propri campanelli.



Mi sono fermato ancora diversi minuti a riflettere su quello che avevo visto accadere.
Pensavo al giovane agnellino, e ci penso a volte tutt'oggi, e a cosa può averlo indotto ad un'azione del genere: aveva voglia di fare una semplice "ragazzata"? Prendersi gioco del cane e degli altri? Oppure, aveva sentito il profumo della libertà? Era già insoddisfatto di quella vita uguale a tutti gli altri? Aveva dei sogni da realizzare e non percepiva altre prospettive per lui se fosse rimasto lì?

Poi ho smesso di farmi domande sulla sua scelta nel tentativo di avere delle inesistenti risposte che avrebbero semplicemente soddisfatto la mia curiosità ma non avrebbero inciso in alcun modo sull'accaduto.
Ho pensato allora che, se non fosse rientrato presto nel gruppo, sarebbe morto nel giro di pochi giorni nell'impossibilità di vivere da solo in un ambiente a lui non adatto, il bosco.
Poi però ho pensato anche che, se fosse rientrato, sarebbe morto comunque, magari non nel giro di pochi giorni, probabilmente qualche settimana, ma avrebbe fatto la fine di tutti gli altri suoi "parenti" (e, in più, avrebbe subìto anche una qualche forma di vendetta da parte del cane di cui si era preso gioco con la sua fuga).
Così, a quel punto, improvvisamente e dopo un attimo di riflessione, ho provato una grande sensazione di compiacimento, di gioia, nel realizzare che, qualunque fosse stato il motivo che l'avesse spinto a fare ciò, l'aveva fatto per vivere fino in fondo la sua vita.

Aveva probabilmente fatto una scelta che gli avrebbe lasciato da vivere solo pochi giorni ma autentici.
Sarebbe stato però protagonista unico di quei pochi giorni "da leone", al posto degli altri cento da pecora.
Allora, dentro di me, gli ho detto: "Corri! Corri!"

3 commenti:

  1. ora più che mai è : Corri ! Corri!! - l'uso degli animali per la celebrazione delle feste comandate...- saremo sicuramente capaci nel prossimo futuro di uscire dalle usanze tribali ;)
    Carlo, Gino, Martino non vegetariani ma in riflessione sì un salutone caro amico , apresto !

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  2. bella storia grazie ;) ciao Riccardo
    Mauro Tovagi

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