domenica 17 aprile 2011

Ritorno a Monterano


Ho perso il conto di quante volte, in questi anni, sono stato nella Riserva Naturale di Monterano per accompagnare in escursione gruppi di grandi e piccini.
Quest'anno non c'ero ancora stato e l'occasione si è presentata domenica scorsa, 10 aprile, quando ho avuto occasione di accompagnare lì gli amici dell'Associazione Ettore Majorana di Orvieto, che non c'erano mai stati.
Eravamo in dodici e abbiamo compiuto il percorso ad anello che consente di toccare tutte le maggiori emergenze dell'area protetta, piccola ma estremamente interessante: le rovine dell'antico abitato di Monterano, abbandonato nel 1799 a seguito della distruzione da parte delle truppe francesi; la tagliata etrusca, antica via di accesso all'insediamento sull'altopiano tufaceo; la zona della polla di acqua ribollente, manifestazione di "tardo-vulcanica" dei fenomeni geologici che hanno interessato tutta la zona del lago di Bracciano, distante in linea d'aria pochi km; l'ambiente ripariale estremamente affascinante del fiume Mignone e, ancor di più, del Fosso Rafanello, vero gioiello naturalistico da preservare. E poi: La "greppa dei falchi", la sorgente di acqua rossa ferruginosa, il "profilo dell'indiano"...
Tanti stimoli, a pochissima distanza uno dall'altro, come forse poche altre situazioni riescono a raccogliere.
Anche questa volta, inevitabilmente, il gruppo ha apprezzato molto l'itinerario e i luoghi e non posso che esserne felice.


Ma la Riserva di Monterano, come scrivevo in apertura, ha per me un valore particolare. E' il luogo dove ho "cominciato" a svolgere quest'attività con una certa continuità; dove ho appreso, attraverso l'esperienza ma anche il confronto con altri, colleghi e persone accompagnate, molte cose relativamente al mio lavoro. Ma, in definitiva, credo che l'aspetto che più mi lega a quel territorio sia che lì, grazie ad una frequentazione continuativa, ho imparato a osservare la Natura, nei suoi fondamentali e inscindibili aspetti di apparente immutabilità e costante cambiamento.


Ho visto ricrescere, in pochi anni, dopo un brutto incendio, sui fianchi dell'altopiano dove si trova l'antica città una vegetazione oggi sorprendentemente rigogliosa; ho visto ribollire l'acqua della solfatara sempre uguale a se stessa, come millenni fa, ma alimentata da un soffio di gas che ogni secondo si rinnova; ho visto le rovine dell'abitato lì immobili, così come sono rimaste a seguito della distruzione di secoli fa, e il grande fico cresciuto davanti all'altare all'interno di quel che rimane della Chiesa di S. Bonaventura, ogni volta sempre più maestoso; ho visto il sole illuminare lo straordinario giallo delle ginestre in aprile sullo sfondo intenso del verde del bosco, come ogni anno, e quest'anno accendere anche il bianco della prateria di asfodeli, che ci ha accolto alla fine del bosco e che ci ha manifestato, ancora una volta, che tutto è lì fuori per noi e noi siamo qui per il tutto.

1 commento:

  1. Io domenica 17 aprile c'ero a Monterano .... e per la prima volta.
    Un posto veramente magico che ad ogni curva ti apriva "scenografie" con panorami sempre nuovi.
    Sono rimasta veramente affascinata da questa riserva naturale che in pochi ettari nasconde habitat ed ecosistemi completamente diversi, ognuno con la loro particolarità.
    Ad un cero punto credevo di essere finita in quello che con Salvatore abbiamo denominato "il bosco incantato" dove il tempo sembrava essersi improvvisamente fermato, con silenzi interrotti solo dal lento scorrere dell'acqua dei torrenti. Aveva veramente un non so che di fiabesco ..... io mi aspettavo che da un momento all'altro uscissero fuori anche elfi e folletti!
    E poi ancora, città abbandonate, solfatare, capanne, boschi, liane, fiori, radure, praterie, cavalli, vacche maremmane, asinelli, alberi diversi abbraciati l'uno con l'altro fino a fondersi insiemne in un unica entità. Fantastico.
    Sono proprio d'accordo con il tuo pensiero Riccardo: "tutto è lì fuori per noi e noi siamo qui per il tutto" ed io ti ringrazio per avermi dato la possibiltà di esserci.
    Un caro saluto, Ornella

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