domenica 8 maggio 2011

Quello che resta


Cosa resta dopo una settimana di (doppio) campo scuola, come quella appena trascorsa, nel Parco Nazionale d'Abruzzo?
Il chiasso infernale insopportabile e a tratti davvero irrispettoso di 45 ragazzi nella sala da pranzo all'ora di cena? L'insolenza di quei soliti due-tre che non riescono a chiudere la bocca per più di due secondi e che ti impediscono di concludere un discorso coi loro continui inutili commenti pseudo-spiritosi, indisponendoti e rendendo ancor più faticosa la gestione del gruppo? La stanchezza dell'essere vigili, propositivi e pronti a repentini cambiamenti di programma per 16 ore consecutive, con poche ore di sonno notturno duramente conquistate e spesso, purtroppo, non del tutto adeguatamente retribuiti? Lo stress della responsabilità di relazionarsi con esseri umani che assorbono tutto come spugne e per i quali, a guardar bene, una parola in più o in meno, potrebbe cambiare il futuro? Lo stress della responsabilità di portarli in giro a scorazzare tra boschi, torrenti, guadi e sentieri fangosi e sconnessi, dove i pericoli, data anche la loro naturale irruenza, sono migliaia dietro ogni angolo? L'impegno richiesto a coordinarsi anche con gli altri colleghi (e con gli insegnanti accompagnatori) e a far combaciare tutti i punti di vista e tutte le legittime priorità?
No.

Restano le mille domande, frutto della voglia di conoscere.
Resta lo stupore davanti alla bellezza indubitabile di un'area come quella compresa nel Parco Nazionale d'Abruzzo.
Resta la voglia di sentire il "cuore" del faggio e resta il racconto di quello che pensano di aver sentito, ognuno diverso dagli altri.
Resta il "possiamo rimanere qualche giorno in più?" di Giulia, alla fine prima dei saluti e il rientro a casa.
Restano le lacrime di Federica quando è caduta, e l'immediato suo successivo sorriso di sollievo quando tutti insieme abbiamo soffiato sul punto della botta e tutto è passato in un istante.
Restano i gioiosi canti sul sentiero, in discesa mentre si rientrava dopo una splendida giornata di giochi e attività sensoriali nel bosco.



Resta il piacere manifestato da Flavio di condividere davanti a tutti le sensazioni provate, mettendo da parte per un attimo il suo estenuante modo di fare disturbatore improntato a un continuo "sabotaggio" delle attività da svolgere.
Restano i peli di cervo individuati prontamente e inconsapevolmente da Roberta abbassando lo sguardo sul sentiero, mentre camminava davanti a tutti.
Restano le chiacchierate con Stefano in macchina con gli occhi di entrambi pronti a scovare a bordo strada un cervo al pascolo o, meglio ancora, qualcosa di più grande, peloso e carnivoro....
Resta l'espressione di Daniela, quando le ho detto che mi ero "smarcato" appositamente per metterla di fronte al suo limite affinché l'affrontasse e lo superasse, guadagnando così fiducia in se stessa su quell'aspetto.



Restano 45 paia di occhi che ti guardano con timore reverenziale di fronte al tuo intervento autorevole per riprenderli ma che percepiscono anche che, in fondo, pure tu sei stato bambino.
Resta il momento in cui ti sono stati sinceramente riconoscenti per averli aiutati a superare una difficoltà, come quel guado del torrente camminando sulle pietre che, ai loro occhi, sembrava infinito.



Resta il puntiglioso Davide della classe dei primi giorni che non è riuscito a non chiamarti "professore" fino all'ultimo; resta il distratto Federico che a fine campo ancora non sapeva il tuo nome.
Resta la curiosità di Alessandra - che già si sentiva una Guida anche lei e che, se la coltiva, lo diventerà - e l'acutezza dell'occhio vispo nonostante l'apparente disinteresse manifestato da Alessandro.
Resta il rammarico per Alessia e Sara, del gruppo successivo, che sono dovute andare via praticamente appena arrivate perché non si sentivano bene.
Restano (nel cassetto) tante attività programmate che non sono state fatte non per mancanza di voglia ma perché quello che è stato fatto è quello che doveva essere fatto.
Restano i Lunapop cantati a squarciagola durante la festa serale con musica e balli e resta la consapevolezza di aver contribuito a realizzare un'esperienza che, probabilmente, non dimenticheranno mai.

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