domenica 26 giugno 2011

Nobiltà


Nel rapporto con gli animali non è raro che capiti di fare esperienze straordinarie. Per chi sa recepirle, naturalmente.
Soprattutto con i mammiferi, della grande "famiglia" di cui facciamo parte, avvengono cose veramente remunerative nel profondo. Non a caso vengono utilizzati in molti contesti per la pet-therapy, l'asino-terapia, etc. per risolvere disturbi anche importanti in persone con temporaneo o duraturo disagio.
Tutti coloro che hanno (o hanno avuto) un proprio cane o un gatto in casa sanno di che cosa sto parlando e dell'intensità delle relazioni che si possono stabilire con questi animali. Agli altri sarebbe difficile spiegarlo, ci sarebbe solo da provare direttamente, esperienza che qui consiglio di fare.

A me, anzi a noi perché ero in escursione con un gruppo (formato per una serie di coincidenze da sole donne, oltre me), è capitata di recente una bella esperienza.
Il cane nella foto non so come si chiami ne di chi sia. Eppure, per qualche ora, si è creato un legame tale per il quale lui stesso ci ha dato dimostrazione di grandi virtù etiche e morali, di disciplina e di rispetto, da cui in tanti, obiettivamente, dovremmo prendere esempio.

Eravamo a Capraia, in occasione del VelaTrekking per il ponte del 2 Giugno scorso. Eravamo sul sentiero nei pressi dello Stagnone, unico laghetto naturale di tutto l'Arcipelago Toscano che, per questo motivo, vale una visita.
Erano più o meno le 12, quindi iniziava il momento più caldo della giornata, di suo già molto calda, in un luogo, per chi non lo conosce, dove non ci sono (più) alberi sotto l'ombra dei quali trovare un po' di "refrigerio" dal solleone.
Questo cane ad un certo punto ci ha raggiunto, proveniendo chi sa da dove ma comunque dalla stessa nostra direzione. In ogni caso, aveva il collare ed eravamo su una piccola isola: molte alternative in effetti non c'erano.
Dopo alcune scondinzolate di saluto ai membri del gruppo ha cominciato a camminare davanti a noi con il solito modo di fare che hanno i cani di "rango esploratore" (é risaputo che nei branchi di lupi ogni elemento ricopre una "carica": tra i maschi non dominanti c'è sempre quello che ha il compito di andare all'avanscoperta dei luoghi per accertarsi dei pericoli e delle situazioni che può incontrare il gruppo, funzione in genere ricoperta dal maschio "beta", secondo in gradi all'interno del branco). Il suo precederci però appariva nervoso e titubante: più che di un cane dell'isola ci sembrava il cane di un altro gruppo in escursione che avevo perso contatto coi suoi. Abbiamo quindi cominciato a "rassicurarlo" in attesa che fosse in grado di ritrovare la sua strada.
Una delle componenti del gruppo, preoccupata per il gran caldo che in effetti c'era, gli ha offerto dell'acqua, facendosela versare nel mani messe a concolina. Lui l'ha letteralmente rifiutata, allontanandosi con indifferenza dopo essersi avvicinato e averla annusata.
Abbiamo pensato che, nonostante l'impressione, non avesse sete. Ma la lingua era tutta ben stesa fuori!
Abbiamo proseguito ancora il nostro cammino e il tempo passava. Lui sempre lì ad anticiparci con quella sorta di nervosismo.
Un'altra del gruppo ha provato a offrirgli l'acqua, poi un'altra ancora. Niente. Era quasi un'ora che camminava con noi sotto il sole a picco ma rifiutava l'acqua da tutte le componenti del gruppo.
Io, dal canto mio, che in genere sono sempre uno dei primi a prodigarmi per assistere gli animali in difficoltà (e soprattutto i cani) che incontro sul sentiero, mi ero tenuto in disparte, pensando che, se si fosse davvero perso e avesse capito di poter contare in noi per il futuro, così facendo lo avremmo fatto stare molto male quando saremmo, nel pomeriggio, risaliti in barca e salpati verso altri lidi. Per questo sono rimasto un po' "freddo" nei suoi confronti, per evitare di illuderlo e farlo soffrire dopo. Intanto tra me e me pensavo che per rifiutare l'acqua che gli veniva offerta, in quelle condizioni di temperatura e di sole, avrà avuto un suo valido motivo!
Siamo giunti quindi allo Stagnone. Noi ci siamo fermati - con una certa insofferenza alla calura - per mangiare il nostro panino, lui si è tuffato in acqua per trovare refrigerio. Lì è rimasto diversi minuti immobile (tant'è che abbiamo anche pensato che non riuscisse più a uscire da solo, le sponde erano alte in effetti) e senza bere! Forse perché ha reputato che quell'acqua non fosse buona per lui. Gli è stata offerta altra nostra acqua da tutte e anche qualche pezzo di panino. Non li ha accettati e si è sempre tenuto abbastanza a distanza.
Siamo ripartiti, abbiamo camminato per quasi un'altra ora per chiudere l'anello e ridiscendere così verso il porto, e lui sempre lì davanti a noi in esplorazione con la lingua a penzoloni e ansimante per il caldo.
Ad un certo punto abbiamo incontrato degli arbusti di Erica un po' più alti che creavano un piccolo angolo d'ombra sotto al quale ho deciso di far sostare un po' il gruppo, letteralmente assiepato, per trovare un po' di tregua dal caldo.
Siamo stati diversi minuti, dieci e anche più. Lui sempre lì che girava intorno senza trovar pace. Si sedeva vicino a noi, si rialzava, si cercava un posto più all'ombra, si rialzava, si andava a rintanare dentro la fitta macchia mediterranea, risbucava fuori dopo poco, si scavava una buca alla ricerca di suolo più umido in cui trovare conforto dalla elevata temperatura (erano ormai le 14 passate...).
Ad un certo punto ho avuto l'intuizione che fosse importante che io intervenissi in questa situazione. Ho provato quindi a offrigli io acqua da bere: non era fisicamente possibile che, da ore ormai, non avesse sete!
Così ho messo le mani a concolina e mi sono fatto versare un po' d'acqua (non molta perché la stavamo già razionando per noi e non avevo voglia di sprecarla nel caso lui l'avesse ulteriormente rifiutata).
Come se stesse aspettando solo quello, si è avvicinato e ha, finalmente, bevuto. L'ha finita tutta, passandomi la lingua ritmicamente e dolcemente sul palmo delle mani. Ne abbiamo messa altra e ha finito anche quella. Poi altra ancora.
Era, per forza di cose, molto assetato.
L'atmosfera, tra noi e lui, si è sciolta: lo abbiamo coccolato ed è stato ancora lì vicino a noi a farsi coccolare un po', a quel punto.
E' stato lì che ho capito che fino a quel momento non aveva bevuto perché il "capobranco" (che lui evidentemente ha riconosciuto, correttamente in quel caso, senza che nessuno facesse le presentazioni, nel sottoscritto) non si era ancora "pronunciato" a riguardo. Non aveva dato l'ok per lui.
Siamo stati ancora qualche minuto prima di ripartire e le altre hanno riprovato a offrirgli loro da bere. A conferma della mia supposizione, a quel punto ha bevuto anche da loro.
Mi sono quindi avvicinato a lui con grande rispetto e con grande considerazione per come si era comportato, l'ho accarezzato e coccolato ancora solo io molto intensamente.
Il suo senso dell'onore e del rispetto del proprio "ruolo" mi ha colpito.

Siamo ridiscesi insieme al porto (sempre lui davanti al gruppo di qualche decina di metri, naturalmente), ha bevuto ancora qualche volta da tutti e, una volta giunti al bar, abbiamo chiesto alla padrona se sapesse chi fosse il proprietario. Ci ha risposto di si e si è fatta carico di riportarglielo.
Anche lui, ormai a quel punto in odre di "casa", si è fermato felicemente lì e si é congedato con un'ultima scondinzolata a tutti ma, a dire il vero, senza neanche troppi altri convenevoli.

L'esperienza è stata una grande lezione di dignità.
Nei prossimi giorni saremo di nuovo a Capraia con un altro gruppo per il VelaTrekking.
Mi auguro di incontrarlo di nuovo. Sono certo che ci riconosceremo a vicenda.

2 commenti:

  1. favoloso...e vero ;)) TB

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  2. mase sei bello!! (al cane) ma se sei forte (a Riccardo ) Silvana Otieri, alla prossima ovviamente buona estate e psero pure per te un po' di riposo

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