giovedì 4 agosto 2011

Abbiamo vissuto


Domenica scorsa - alla conclusione del campo estivo "Natura e Inglese" nel Parco Nazionale d'Abruzzo, organizzato da Four Seasons per il CASC della Banca d'Italia, di cui sono stato una delle Guide accompagnatrici - ho pensato di concedermi una rilassante escursione in solitaria tra i boschi di questa meravigliosa area protetta per, non lo nego, "disintossicarmi" un po' da 9 giorni di urla, lagne varie per la durata delle camminate o per quello che si mangiava a cena, porte ripetutamente sbattute nel corridoio dell'albergo, capricci, dispetti, stanze in disordine eccessivo, rumori notturni, ecc, messi in atto dai 20 ragazzi partecipanti che avevamo seguito h24 e accompagnato per quella occasione.
Così, salutati gli ultimi genitori che erano venuti a riprendere il proprio figlio, sulla strada del ritorno mi sono fermato al Passo del Diavolo per inoltrarmi a piedi verso il pianoro della Cicerana e il Vallone Lampazzo, praticamente nelle terre dell'orso.
Una natura strepitosa e luoghi, a mio avviso, tra i più belli d'Italia (anche, appunto, per questa importante presenza) erano lì davanti a me e finalmente dopo 9 giorni dedicati in tutto e per tutto ai ragazzi e all'iniziativa di lavoro, era arrivato finalmente il mio momento di svago, almeno per un paio d'ore prima di rimettermi in viaggio. Cosa c'è di meglio che una bella passeggiata da solo nei boschi per rilassarsi!
Mi sono quindi inoltrato sul sentiero con occhi e orecchie ben aperti per carpire il minimo segnale di presenza di qualche animale selvatico e in particolare del mitico orso, sperando fosse la mia giornata fortunata, che capita, forse, dopo anni di gite lì nei dintorni.
Silenzio e aria pura; verde, cime e panorami straordinari. Occhi aperti e respiri profondi.
Un'atmosfera magica: non c'era nessun altro e tutto era lì per me. Proprio quello di cui avevo bisogno.

Nonostante ciò, dopo una mezz'oretta di cammino, ho cominciato a sentire una sensazione di disagio, che si amplificava a ogni passo che facevo mentre mi allontavano dal luogo dove avevo lasciato la macchina.
Il leggero disagio è divenuto ben presto una forte sensazione, quasi opprimente, di vuoto e, a sentir bene, di solitudine. Un qualcosa che non avevo mai provato in tante uscite affrontate in solitaria di questi anni.
Ho cominciato a farmi involontariamente delle domande.
Che ci facevo da solo lì? Qual'era il vero motivo della mia presenza in quel posto, bellissimo si ma così "svuotato" ai miei occhi in quel momento?
Dove erano i "miei" ragazzi?



Dove erano le risate e gli scherzi sul sentiero dei giorni precedenti? E lo stupore alla vista di un bel ruscello di montagna e la voglia di sfida e di avventura nell'attraversarlo?
Dove era il gruppo che camminava trascinandosi e mai silenzioso nonostante gli inviti ma in fondo ordinato e sempre presente? E la pioggia (tanta), che abbiamo preso, che ci ha messo alla prova ma che non ci hai mai fermato, consentendoci di dimostrarci dei veri esploratori?
Dov'era quell'energia di unione tra i membri di un gruppo che all'inizio gruppo non era? Dov'era quella gioia e quel piacere di stare insieme, che non scorderò mai, della serata finale di canti e balli in albergo?



Mi sono sentito francamente solo e abbastanza fuori luogo, in quel momento. Nonostante la ricerca di un momento di relax e l'indiscutibile bellezza dei luoghi, obiettivamente non aveva senso fossi lì in quel momento.
In effetti, a ben guardare, ho scelto di fare la Guida perché, quando fantasticavo da bambino, mi vedevo sempre insieme a un gruppo mentre lo accompagnavo in natura e non da solo, per boschi e per montagne.
Non ho mai concepito chi si ritira come eremita, evitando di affrontare la vita vera e mi sembrava invece che in quel momento lo stessi facendo io: fuggire un po' da quello che avevamo vissuto.
E quei giorni abbiamo vissuto, eccome.



I ricordi e i pensieri dei momenti passati nella settimana mi hanno accompagnato nel tragitto di ritorno fino alla macchina e anche dopo, così come ora che ne sto scrivendo.
Proprio mentre mi approssimavo a percorrere gli ultimi metri verso la macchina mi è venuto in mente il concetto espresso alla fine del film Into the wild da Chris McCandless, il protagonista della drammatica storia da cui è tratto: "la felicità è vera soltanto se è condivisa".

Con negli occhi le immagini della settimana che avevo appena condiviso con 20 ragazzi e ragazze, ho acceso quindi il motore e sono ripartito.

3 commenti:

  1. Bel racconto Riccardo!
    (ma è bellissimo tutto il blog, anzi ti metto nel mio blogroll)

    Fabio
    (non so se ti ricordi di me :-)

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  2. si sente la fatica..ma è quella della Trasformazione..magnfica esperienza GAE ;))..condividiamo..Luca, Alessio, Fabio. WE WIN !!

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  3. Esperienza assai apprezzabile per le ..verifiche riportate. Condivido Monica

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