mercoledì 15 agosto 2012

Arrivederci!


Amos si è spento il 23 luglio scorso all'età di quasi 97 anni e con lui se ne è andato l'ultimo membro della nostra famiglia rappresentante di quel mondo rurale, di quella cultura che nelle ultime due generazioni ha lasciato il posto ad altro. La cultura del mettere tutto da parte "perché un giorno servirà"; del camino sempre acceso d'inverno ma con una piccola fiammella "perché tanto di più serve solo a consumare inutilmente legna". La cultura dell'insalata dell'orto e della conserva di pomodori fatta ogni fine estate cuocendo i barattoli pieni di polpa dentro il barile, sul fuoco acceso nel campo. Faticoso si, ma quanto era più buona! Un mondo che sembra lontano anni luce e che invece anche io, bambino, ho visto: un mondo di non più di tre decenni fa, quindi. Quello della lentezza e della pazienza, del legame ad una terra probabilmente mai amata del tutto ("la terra è bassa") ma mai abbandonata.

Amos ha attraversato praticamente tutto il '900 e l'inizio di questo terzo Millennio, passando per gli anni del Boom economico, senza automobile - meglio, senza patente (mai presa, per paura del mezzo) - e senza cellulare. E, naturalmente, senza computer e internet. Eppure, ha condotto, con la sua famiglia, una vita piena, di partecipazione, senza ritirarsi a vita eremitica. Una vita fondamentalmente "stanziale", legata al territorio e alla reta di legami instaurati, ma non ferma. Tutt'altro: una vita operosa.
Si poteva - si può – fare...

Caro nonno, sorrido nel pensare a quanti bambini se ne vanno in giro per l'Italia, con le mani a concolina soffiandoci dentro facendo il verso della tortora, che tu hai insegnato a me e io oggi insegno loro! Ho scoperto che, fatto in certo modo, può andar bene anche per il richiamo del gufo! Le cose che emozionano i bambini sono sempre le stesse, l'ho imparato e lo tengo sempre ben presente nel mio lavoro. Potrei descrivere con una precisione millimetrica il punto dove, quasi trenta anni fa, mi insegnasti a fare quel verso. Una cosa talmente affascinante che mi è rimasta impressa nella memoria come fosse ieri e che mi ha portato, in questi anni, ad insegnarlo anche ai bambini e ai ragazzi che incontro, che restano affascinati come ne fui io! Pensa però nonno che trasformazione: tu lo utilizzavi come "tecnica di caccia", per stanare gli uccelli, io invece per far vivere ai giovanissimi un maggior senso di immersione nella natura che li circonda. Ma in fondo un po' lo sapevi che sarebbe andata così, è per questo che me lo hai insegnato. Sapevi che un giorno...
Così, mi hai insegnato come si innaffiano le varie verdure dell'orto, come si affronta una salita e tutto il resto perché sapevi che un giorno il treno del progresso avrebbe rallentato la sua folle corsa e che sarebbe stato necessario scendere e ricominciare a far da sé. Tutto. Te ne sono grato.

Non c'è dubbio che la mia "anima contadina", l'interesse a creare un rapporto più vicino alla terra, e alla Terra, che sto oggi cercando di realizzare in forme pian piano sempre più compiute, sia nato e cresciuto nella frequentazione della casa dei miei nonni in campagna, quando ero bambino. E' il luogo dove ho visto il primo fuoco ardere dentro un camino, dal quale uscivano buonissime bruschette inondate dell'olio buono degli olivi dietro casa. E' il luogo dove ho visto il mio primo orto e come la terra dispensa il nostro (buon) nutrimento, se ce ne prendiamo cura, e dove sono sceso per la prima volta in una vera cantina, a prendere il vino tenuto al fresco. E' il luogo da cui, un po' più grande, partivo per avventure solitarie in bicicletta, alla scoperta del territorio e dei primi profumi della libertà. Un luogo pieno fascino e suggestione per un bambino di città come me e che non lo ha mai perso quel fascino per me. La casa dei nonni, la "nostra" casa.
Come è strano vederla chiusa, adesso, senza di te, Nonno, disabitata, ora che anche tu l'hai lasciata per ricongiungerti con Nonna. Non sembra possibile, anche se è vero.

Ora che te ne sei andato se ne è andato un pezzo di Storia. Un piccolissimo pezzo ma di quella con la S maiuscola, però: la straordinaria storia di una vita normale, quale è stata la tua, come quella di moltissimi altri. La Storia dei popoli e delle genti non è quella che si studia sui libri: è quella dei singoli individui che, nel loro cammino, costruiscono il mondo. In maniera impercettibile rispetto alle grandezze planetarie ma lo costruiscono.
Tuttavia, avendo vissuto gran parte della tua vita in un piccolo paese, con te se ne è andato anche un pezzo di storia di quella piccola comunità. Nomi, luoghi, vicende, ricordi, aneddoti, toponimi, che custodivi in memoria – diversi dei quali mi hai raccontato, per cui ti ringrazio – vanno via con te, uno degli ultimi due-tre testimoni della storia del paese degli ultimi cento anni.
Il paese nel quale per molto tempo ancora noi saremo, orgogliosamente, "i nipoti di Amos".

Ti ricordi senza dubbio che, tre anni fa, in occasione del tuo 94° compleanno, scrissi una breve poesia, ispirata dall'atmosfera che ho sempre respirato nella vostra/nostra casa – luogo di ritrovo per tutta la famiglia - e dai sentimenti generati dal giungere in paese, quando venivo a trovarti, di recente come allora.
Eccola qui, di nuovo. Per te.

Penna

Via da Roma.
Via Roma:

sapienza ancestrale
silenzio primordiale
culla della vita.

Via Roma:
via da Roma.


Nonno, lasci un'eredità da raccogliere, che non è fatta di possedimenti immobiliari o, men che meno, di depositi bancari. E' un'eredità culturale, costituita da una vita sobria ma fondata su reali valori e sul saper fare. Un tesoro prezioso, oggi più che mai. Un tesoro che ho avuto modo di vedere e toccare in questi tanti anni di frequentazione e che, per questo, dal canto mio, ho raccolto e raccolgo ancora, fiducioso che mi consentirà di andare lontano. Sano.

Sono contento di averti incontrato, Nonno. Le persone che si appartengono, si rincontrano sempre. Dunque: ...arrivederci!

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