sabato 1 dicembre 2012

Non siamo soli... Siamo stelle.


Ieri, 30 novembre, è stato il ventunesimo anniversario dell'evento che si è rivelato essere la prima delle grandi prove della mia vita. Ventuno anni fa, un ragazzino di 14 anni, appassionato di pallacanestro - non particolarmente talentuoso all'epoca ma, già da allora, mosso da grande entusiasmo e dedizione per lo sport e la vita in genere - invece di partecipare alla prima festa di compleanno che avrebbe riunito per la prima volta i suoi compagni di classe di prima superiore, preferì non saltare la partita di campionato. Durante il match riportò un importante infortunio al ginocchio che, così giovane, lo costrinse, praticamente per il resto della attività sportiva agonistica, soprattutto quella in ambito giovanile che, visto l'ambito, avrebbe potuto lanciarlo, a rincorrere, a dover mettersi in relazione con compagni di squadra e avversari - nell'età della crescita fisica e sportiva - partendo sempre da "meno uno", invece che da zero, alla pari con gli altri.
Nove anni fa, di questi tempi, ero alle prese con l'affrontare e trasformare una importante - la prima - crisi esistenziale che ha poi cambiato, in meglio, il corso della mia vita.
In questi giorni, e in particolare dal 6 del mese, sono alle prese con un piccolo ma serio - e inabilitante - problema di salute, che da quel momento mi blocca quasi del tutto a casa, mi impedisce naturalmente di fare il mio lavoro e, in sostanza, mi ha messo di nuovo di fronte alla mia vita e alla necessità di imboccare la via della trasformazione della sofferenza.
...Mi sembra di capire che questa parte del periodo autunnale rappresenti per me ciclicamente un punto nodale della mia esistenza.
Questa volta è comparsa la "malattia", una delle quattro cause di sofferenza fondamentali della vita. Le altre sono la nascita, la vecchiaia e la morte.
E la "malattia" mi ha costretto al confronto con la sensazione di solitudine profonda che il dolore fisico ci procura. Il non poter fare, alla fine, affidamento che su se stessi e sulla propria capacità di tollerare e superare il dolore.
La "malattia" mi ha messo nelle condizioni di provare la paura. La paura del dolore, dell'ulteriore maggiore sofferenza, e la paura della morte.
Ma la "malattia" mi ha anche risvegliato al coraggio di affrontarla la paura, di guardarla in faccia per quello che è: un'emozione come un'altra e quindi, in sostanza, innocua.
La paura della morte è la paura della vita.
La "malattia" mi ha risvegliato al coraggio di affrontare in tutto e per tutto la mia vita - perché anche la "malattia" è la manifestazione di essa - di prenderla in mano e di risolvere le questioni, trasformare le cause, che a quella condizione mi hanno portato. In fin dei conti, la malattia - qualunque malattia - non è altro che uno stato di disequilibrio del nostro organismo che, appunto, attraverso di essa ci segnala che c'è qualcosa a cui mettere mano. Organismo che, con essa, si predispone quindi al ritorno al proprio equilibrio. Equilibrio che poggia sulle colonne portanti della felicità e del benessere, per le quali siamo nati su questo pianeta.
E' quello il momento in cui ho cominciato a guarire. Ne sono certo anche se al momento non sono guarito del tutto. E' nel momento in cui ho ricominciato a voler vivere nell'istante presente, come fosse l'ultimo a disposizione, libero dalla paura e dai vincoli messi dal dolore.

Navigando su internet alla ricerca di maggiori informazioni sulla "malattia" per poter prendere le misure rispetto a essa e mettere eventualmente in atto provvedimenti, all'interno di un forum ho incrociato la frase che fa da titolo a questo post. "Non siamo soli... Siamo stelle". Non so di chi sia ma è un bellissimo gioco di parole che si intrecciano più volte, a formare anche più di un unico doppio senso. Anche il Sole è una stella.
Siamo stelle quindi, anche quando ci sentiamo soli, addolorati e impauriti. Come le stelle siamo in grado, in ogni istante e in qualunque condizione e angolo dell'Universo ci troviamo, di tirar fuori da noi stessi l'"energia" che crea la vita. Che, di fatto, è la nostra vita.
Illuminiamo, così, il nostro intorno. E il cielo tutto.

Sempre in questi giorni, e sempre a proposito di stelle, la mia Amica TB mi ha dedicato un pensiero di Victor Hugo: "C'è chi si fissa a vedere solo il buio. Io preferisco contemplare le stelle. Ciascuno ha il suo modo di guardare la notte"
Buonanotte. :-)

Nessun commento:

Posta un commento