venerdì 14 ottobre 2011

Intervista col...la Guida


Qualche settimana fa sono stato intervistato dal mensile "IL", inserto de "Il Sole24ore", la redazione del quale, venuta a conoscenza della mia vicenda professionale e delle mie scelte di vita, ha voluto fortemente farne un articolo.
Dopo non poca titubanza iniziale, ho accettato, esplicitando chiaramente, che lo stavo facendo - dato che non amo apparire e non mi ritengo un fenomeno - solamente affinché la mia storia potesse essere di incoraggiamento per chiunque stesse cercando la propria via verso l'autenticità.
Qui sotto (e sopra in originale, scannerizzato) riporto l'articolo che é stato scritto dal giovane giornalista Alessandro Scarano e che é uscito fuori dalla lunga e bella intervista che mi ha fatto. Intervista in cui abbiamo spaziato dall'escursionismo alla finanza, dalla crisi economica al concetto di lavoro, dall'idealizzata vita nei boschi all'attualità.
A parte l'enfasi del titolo (che comunque non si riferisce solo alla mia vicenda), nell'articolo mi ci ritrovo abbastanza perché Alessandro è riuscito a condensare piuttosto bene il tutto, data anche la limitatezza dello spazio a disposizione.
L'inserto, il n° 34, è in abbinamento col quotidiano di oggi e, da domani, in vendita anche separatamente.

Gli zaini sono nuovi, gli scarponcini appena sporchi, qualcuno gioca distrattamente con la bussola. Quando un gruppo di escursionisti alle prime armi si addentra in un bosco, capita spesso di vederne alcuni con l’iPod in cuffia mentre altri chiacchierano. “Il silenzio ti mette in contatto con te stesso. È la vera difficoltà per chi arriva dalla città”, spiega Riccardo Schiavo, Guida Ambientale Escursionista professionista: "è la vera difficoltà per chi arriva dalla città". Anche Schiavo era un cittadino: cresciuto nella periferia di Roma quando ancora “non ci voleva molto a raggiungere i primi campi verdi”, nel 1997 è stato il più giovane iscritto all’albo dei promotori finanziari d’Italia; in seguito è diventato un professionista affermato, "con tutti i cliché del caso: reddito elevato, macchinona, e così via". Una vita agiata, metropolitana, come molte altre, finché Schiavo non ha deciso di lasciarsi tutto alle spalle per vivere a contatto con la natura.
“Era una sorta di malessere fisico, la cravatta che stringeva più del solito”, racconta la guida.
La riscoperta della vita nella natura ha conosciuto negli ultimi anni un vero e proprio boom sotto il profilo turistico, spiega Stefano Spinetti, presidente dell’Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche e direttore dell’agenzia Four Seasons Natura e Cultura. L’escursionista ha una cultura medio-alta, è single, ha tra i trenta e i cinquant’anni. Si tratta di un turismo considerato di nicchia, racconta Spinetti, ma che solo in Italia coinvolge ben 25 milioni di persone all’anno, “nonostante non ci sia il minimo aiuto da parte di chi dovrebbe favorire questo genere di turismo”.
Ma nella natura non si va solo in vacanza. Negli Stati Uniti, dove la crisi ha segnato un punto di non ritorno nel mercato del lavoro, in molti hanno deciso di lasciare le città e tornare alla vita nei boschi in cerca di lavori stagionali, come gli hobo della Grande Depressione. "Di lavoro da fare fuori dalla città e dal circuito della moneta ce n’è tantissimo", conferma Schiavo, che oggi vive a due passi dai boschi ed è coordinatore dei settori Escursionismo ed Educazione Ambientale per l’agenzia di turismo naturalistico Four Seasons Natura e Cultura. Non ha alcun rimpianto per la vita che faceva a Roma; con un occhio ai mercati finanziari, Riccardo Schiavo aveva intuito che l’economia reale sarebbe entrata in un periodo di difficoltà. 
La sua è soprattutto la storia di un affrancamento individuale, esistenziale, da un sistema in cui era giunto, dichiara, "a una totale saturazione". Ora, quando si guarda indietro, Riccardo sorride. “Ognuno di noi se decide può fare dei grandi cambiamenti” afferma. E conclude con una previsione: “nei prossimi anni sempre più persone faranno la mia stessa scelta”.


Riporto qui, invece, le domande della pre-intervista a cui ho risposto per iscritto di cui, quindi, possiedo il testo.

Una tua presentazione: data di nascita, dove ti sei formato, la tua storia in poche righe.

Sono nato a Roma nel 1977. Ho frequentato il liceo scientifico e al momento di dover scegliere l'università ero tentato dall'iscrivermi alla facoltà di Astronomia: il cielo stellato mi ha sempre affascinato. Tuttavia avrei dovuto trasferirmi per studiare a Padova o a Bologna e, ad esser sincero, non ero molto motivato da questo aspetto. In più tutte le considerazioni a riguardo di familiari, amici, parenti, professori e quanti altri sul fatto che sarei andato a studiare una cosa che non avrebbe avuto facili sviluppi lavorativi (in Italia) non mi ha certo stimolato... Così, senza nemmeno prendere in considerazione una qualche altra discliplina scientifica - "e che ci fai, dopo?" - come Geologia, Scienze Naturali o simili, da poter studiare anche a Roma, mi sono iscritto ad Economia (quando si è giovanissimi dobbiamo prendere decisioni importanti e, purtroppo, spesso non siamo pronti o non abbiamo un buon sostegno esterno nella scelta). Ho scelto Economia perché era quella che, statisticamente, avrebbe dato maggiori opportunità lavorative in seguito. Nel contempo, cogliendo un'opportunità lavorativa che mi si era presentata, ho deciso di iniziare a lavorare nel campo della gestione di patrimoni finanziari, "raccontandomi" che così avrei studiato la teoria e fatto pratica insieme. Sono il maggiore di tre fratelli e, a quel tempo, a 19 anni, il desiderio di autonomia economica era molto forte in me.
Per poter lavorare però avevo bisogno di superare l'esame di abilitazione come promotore finanziario, così, ancor prima della prima sessione di esami all'università ho preparato e superato in maniera non scontata un esame scritto e orale, piuttosto impegnativo, su argomenti economici, finanziari e di diritto finanziario anche complessi (che avrei dovuto affrontare solo più avanti nel mio percorso universitario). Siamo agli inizi del 1997: a diciannove anni e qualche mese ero, a quel tempo – mi dissero – il più giovane iscritto all'albo dei promotori finanziari d'Italia (professione che era in rapida crescita).
E' cominciato così un lungo periodo, 8 anni, di lavoro e studio - e anche sport: ho giocato per molti anni a basket nelle squadre più importanti di Roma a livello "semiprofessionistico", nel senso che eravamo impegnati quasi come professionisti ma non percepivamo una lira... - che mi ha dato molte soddisfazioni economiche e anche culturali per la conoscenza e l'approfondimento della materia. Periodo che ha richiesto comunque un grande impegno di energie perché comunque desideravo andare fino in fondo sia con gli studi che con le competenze professionali.
Ho lasciato il mio precedente lavoro nel 2005, a 28 anni.
Un anno prima mi sono laureato con una tesi sulle "greenways" e sulle opportunità economiche per l'Italia derivanti dalla costituzione di una rete di mobilità alternativa a quella motorizzata utilizzando le migliaia di sentieri, vie ciclabili, percorsi equestri, strade interpoderali, argini dei fiumi di cui il nostro meraviglioso Paese è intessuto. Praticamente i miei interessi attuali visti dall'ottica dell'economista: ho utilizzato quello che avevo a disposizione in quel momento per parlare invece di quello che realmente mi interessava e verso cui ero naturalmente portato.
Ancor prima, avevo cambiato il mio piano di studi, tutto orientato all'Economia Finanziaria, verso l'Economia dell'Ambiente e della Sostenibilità.
Credo di essere stato davvero uno dei pochissimi laureandi in Economia che ha rilegato la sua tesi con una copertina marrone – come il colore della terra – invece che il classicissimo blu...

Appena lasciato il lavoro ho deciso che avrei seguito le mie inclinazioni. In questo il sostegno di mia moglie, sotto tutti gli aspetti, è stato fondamentale perché mi ha sempre sostenuto, al di la di tutto, a seguire la mia vera natura.
Ho sempre avuto la passione per l'escursionismo e, in generale, la vita all'aria aperta. E una buona capacità nel trasferire conoscenza, per non dire insegnare. Avrei voluto occuparmi di qualcosa che riguardasse tutto questo ma non sapevo ancora cosa. Così mi sono messo a cercare. Nel frattempo, "per sbarcare un po' il lunario", ho fatto davvero le cose più diverse: dal volantinaggio all'aiutare un mio ex-collega e caro amico nella gestione del suo portafoglio clienti. In fondo era quello che sapevo fare.
Cerca che ti ricerca, ho incontrato il sito dell'AIGAE (Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche) e lì l'annuncio di una società di Roma che cercava collaboratori (occasionali) in qualità di Guide Ambientali Escursionistiche per le proprie attività: ho mandato un curriculum e una lettera d'accompagno appassionata perché ho letteralmente sentito, davanti allo schermo del pc mentre lo leggevo, che la mia ricerca era arrivata alla "meta".

Oggi sono una Guida Ambientale Escursionista professionista, impegnato in questa attività a 360°: conduzione di gruppi di adulti e ragazzi, italiani e stranieri, in escursioni giornaliere e viaggi di più giorni (campi scuola naturalistici e campi estivi), progetti di educazione ambientale e su argomenti scientifici (tra cui l'Astronomia...) nelle scuole, formazione per gli adulti su temi analoghi, consulenza e rilievi per lavori cartografici (ho collaborato, in qualità di rilevatore al suolo alla realizzazione di diverse cartine escursionistiche ed entro la prossima primavera uscirà la mia prima guida di itinerari escursionistici nel Lazio). Attività che mi impegna sul campo un centinaio di giorni l'anno.
Sono inoltre presidente di un'associazione, Terre del Maestrale, con la quale organizziamo, tra le altre, attività di vela-trekking: dormiamo e ci spostiamo in barca e da lì partiamo per escursioni sulla terra ferma.
L'azienda con la quale ho iniziato è la Four Seasons Natura e Cultura di Roma, che si occupa di turismo naturalistico e per la quale, oggi, sono il coordinatore dei settori "escursionismo" ed "educazione ambientale" con anche la responsabilità di reclutare e formare le nuove Guide per l'azienda.

La passione per la natura, quando nasce?

E' un fatto - lo vedo costantemente nei bambini che incontro ogni anno nell'ambito delle mie attività - che siamo innatamente attratti dalla natura e portati a relazionarci ad essa. Purtroppo cresciamo poi in una cultura che ti porta a considerare come valori fondamentali altre (e futili) cose e la gran parte di noi se ne allontana, non senza disagi, più o meno percepibili dall'esterno.
Per quanto mi riguarda le immagini più vive che conservo ancora in mente sono il lavoro nell'orto e le passeggiate in bicicletta con mio nonno, i giri nei boschi con mio padre alla ricerca di funghi e poi, da adolescente, le fughe in bici dalla città con il mio amico Fabio alla ricerca della campagna: abitavamo in periferia e non ci voleva molto a raggiungere i primi campi verdi, una natura di una integrità insospettabile a due passi dai palazzoni: proprio dove lì oggi c'è IKEA e uno dei centri commerciali più grandi d'Europa...
Da bambino dicevo che da grande avrei voluto fare l'alpinista. Quando incontravo un masso o, in genere, un grosso sasso, dovevo per forza arrampicarmici su e raggiungere la parte più alta.
Dicevo anche che avrei fatto il camionista e, poi, il vigile del fuoco.
Quando ho deciso di cambiare vita per essere fino in fondo me stesso ho riflettuto molto su questo e, finalmente adulto, ho capito che quello era il mio modo di bambino di dire: "mi piace la montagna e la vita all'aria aperta in genere, mi piace viaggiare e mi piace essere utile al prossimo". Praticamente quello che faccio oggi, come Guida.
Ti stai chiedendo perché utile al prossimo? Perché l'aspetto educativo (soprattutto nei confronti dei più giovani) della funzione della Guida è senza dubbio il preponderante tra tutti gli altri.

Quando ho intrapreso la nuova professione mi sono rimesso a studiare, e lo faccio ancora oggi, per colmare quel gap culturale su argomenti scientifico-naturalistici che per forza di cose ho "accumulato" e che invece è indispensabile per la parte didattica di cui anche mi occupo attualmente. Anche se oggi comincio a sperimentare, su di me e sugli altri, che non è importante tanto sapere se quell'albero è un faggio o una quercia, quanto che è un essere vivente come te, da cui dipendi in maniera molto più profonda di quanto sai, quindi che più che "studiarlo" c'è da onorarlo.

Quando hai deciso di cambiare vita? C'è stato un avvenimento particolare che ha prodotto la tua scelta?

Il cambiamento è sempre un processo. C'è un momento però in cui devi fare "il passo". Nella mia vita, io sono arrivato, per il modo con cui vedevo le cose, a rimandare di troppo quel passo. Ad un certo punto ho cominciato a provare letteralmente del malessere fisico, che è stato il segnale che ero arrivato al fondo e che non avrei dovuto più procrastinare, portandomi a decidere di andare finalmente nel verso della mia natura.
Se poi vogliamo fare riferimento alla percezione delle cose (a cui uno non sempre da ascolto) da diversi anni prima di lasciare il lavoro avevo percepito che non avrei voluto "essere complice" per sempre di quel sistema di valori che questo mondo della finanza (specchio di quello reale e che seguivo tutti i giorni) propone. A questo poi possiamo aggiungere che - per gli operatori finanziari attenti, quale io nel mio piccolo credo di essere stato - la consapevolezza che l'andamento dei mercati finanziari (che anticipano l'economia reale) sarebbe stato quello a cui abbiamo assistito negli ultimi anni e al quale stiamo tutt'ora assistendo in questi giorni, peraltro in forme decisamente "drammatiche", è presente almeno dal 2001 (prima anche dell'attentato alle Torri Gemelle). La convinzione che il nostro mondo basato su un'"economia di carta" non sarebbe potuto durare c'era da molto tempo e che quindi, a maggior ragione, io volessi occuparmi di costruire, in prima persona per me ma contemporaneamente anche per gli altri, qualcosa di diverso, pure.

Camminare da solo nei boschi: che sensazione ti dà, perché lo consiglieresti per esempio a me o a chiunque altro.

In questi anni ho accompagnato moltissimi gruppi, più o meno numerosi, ma ho anche camminato molto da solo, per vari motivi legati al lavoro o no, per boschi e montagne. Per darti una risposta più esaustiva sarebbe importante sapere che cosa intendi tu per boschi e per solitudine: il boschetto dietro casa attraversato dalla facile strada sterrata o la fitta macchia impenetrabile a due ore dal punto più frequentato, o semplicemente dalla tua macchina, mentre magari sta facendo buio?... E' tutto relativo. Anche per me le sensazioni che ho provato sono state le più diverse questi anni. Non ultima, qualche settimana fa dopo una bellissima settimana di campo estivo coi ragazzi, per la prima volta – e se hai scorso un po' il mio blog forse ti è capitato di leggere il post che gli ho dedicato – anche una sensazione di "solitudine", di "vuoto", di "mancanza di qualcosa" mentre invece, in genere, percepisco e mi giovo proprio dell'opposto: compagnia, presenza, appartenenza e, quindi, gioia. Quello che di certo ancora non ho mai provato è stata la sensazione di "pericolo causato da fattori esterni", anche in casi in cui avrei potuto averne: sarei di certo più in tensione a camminare da solo in città di notte.
In generale, quindi, non mi sento di consigliarlo indiscriminatamente a tutti. Molti non sono pronti e/o disposti ad affrontare esperienze di questo genere - il bosco (la selva) è una condizione più che altro interiore, vero Dante? - e in molti casi è proprio per questo che le persone vogliono essere accompagnate da una Guida.
Se poi per "camminare da solo nei boschi" intendi "riappropriarsi della relazione con la propria dimensione interiore attraverso il contatto con la natura" allora è quello a cui tutti naturalmente tendiamo, perché anche noi siamo la natura, e, quindi, le persone devono essere invogliate e facilitate a realizzarlo. E' quello, in sostanza, per cui mi adopero attraverso la mia attività.

Un periodo di crisi (non per forza economica) avvicina la gente alla montagna? Cosa ne pensi delle storie dei nu-hobo, americani rimasti senza lavoro che hanno deciso di tornare nei boschi, magari facendo lavori stagionali?

Nei periodi di crisi vengono messi in discussione i valori validi fino a quel momento e le persone perdono i propri punti di riferimento. Le persone "più consapevoli", allora, seguono l'istinto innato e rivolgono il loro sguardo alla natura, Madre Natura (e la definizione di madre non è casuale, a proposito di punti di riferimento), cercando risposte in essa.
Sono sincero: non conosco le storie dei nu-hobo ma appunto, da come accenni, non mi stupisco. In fin dei conti, perdendo il lavoro, sono usciti dagli ingranaggi di un sistema nel quale probabilmente non si sentivano a proprio agio a prescindere. Qui ci sarebbe da approfondire anche un po' di più il concetto di lavoro (e di "precariato"), argomento molto attuale.

Hai visto "Into the wild"? Cosa ne pensi?

E' uno dei film (delle storie) più belli e significativi degli ultimi anni, e non sono di certo l'unico a pensarlo. E' uscito diverso tempo dopo il periodo in cui ho maturato la consapevolezza di voler fare qualcosa di diverso della mia vita e, per questo motivo, nel guardarlo, ho provato forte tensione per tutto il film di fronte a quel comportamento ossessivo e innaturale incarnato dal protagonista nel cercare di raggiungere il suo scopo di isolamento totale nella natura selvaggia. Era l'evidente tentativo di sottrarsi a un disagio esistenziale cercando all'esterno la soluzione, che in questo caso per lui risultava essere la natura incontaminata. Solo col finale, benché tragico purtroppo, quella tensione si è sciolta perché il protagonista, anche se in punto di morte (ma l'importante è che ci sia arrivato) è arrivato al punto: "la felicità è vera solo se é condivisa". Non c'è felicità se non ci si dedica alla creazione di valore per il mondo che ci circonda. Neanche nel più bel posto del mondo.

La tua esperienza come guida: la gente che hai incontrato, se c'è stato qualche cambiamento da quando hai iniziato.

Incontro tante persone nuove ogni anno e reincontro tante persone che sono già state con me in escursione. Si creano bei rapporti, anche se solo per una giornata o poche ore, e con qualcuno sono nate anche delle amicizie. Quando sei autentico con te stesso e, di conseguenza, anche con gli altri, si arriva più facilmente al cuore delle persone e i rapporti sono più veri. A qualcuno penso di non essere o non essere stato molto simpatico perché molti hanno la tendenza a delegare alla Guida le proprie responsabilità in escursione ed è una cosa su cui non transigo, anche se mi pagano: io posso indicarti qual'è il sentiero, aprire la via e allertarti dei pericoli mentre camminiamo ma tu devi camminare con le tue gambe. Qualcuno, invece, vorrebbe che camminassi anche con le sue gambe, per usare una metafora.
Le esperienze più forti le ho fatte, in linea di massima, con i giovanissimi. Liberi da "sovrastrutture psichiche", con loro si creano dei rapporti di scambio emotivo intensissimi.

La tua vita "prima": a che ora ti svegliavi, quale era la tua routine.

Era fondamentalmente una vita molto frenetica, volta al raggiungimento di qualcosa in cui, in sostanza, non credevo e non credo.

La tua vita adesso.

Lavoro senza dubbio più di prima ma per qualcosa che ha più senso per me e, di conseguenza, per gli altri e quindi non ne sento il peso.
Peraltro, è un'attività che più precaria di così non si può, basti pensare che se piove, ad esempio, molte iniziative di lavoro (e quindi di reddito) saltano all'ultimo minuto.
Il settore è un settore povero per definizione e la professione, in fondo, ancora non è molto conosciuta ed è caratterizzata, per definizione, da difficoltà di continuità lavorativa. Inoltre, come libero professionista, mi occupo da solo di tutti gli aspetti della mia "impresa", che visti con l'occhio dell'economista possiamo definire: analisi delle tendenze, creazione del prodotto, individuazione del target di riferimento, commercializzazione, esecuzione sul campo, cura degli aspetti amministrativi, mantenimento dei contatti.
L'esperienza passata, lavorativa e di studi, mi è indubbiamente molto utile in questo.

Quale è la tua attrezzatura?

La risposta da darti è troppo ampia, approfondiamo a voce. Nel frattempo puoi leggere il post dedicato a questo sul mio blog, che è abbastanza esaustivo.

5 commenti:

  1. bellisisma intervista,grazie davvero, perche' e' un grande incoraggiamento a seguir i nostri sogni

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  2. ..Le reve comme le desir sont immortales ;D)) TB

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  3. Complimenti...l'ho asquistato 50 centesimi/euro e sono contenta per te...continua così...Manu'

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  4. Ehi ma che figata !! To be continued ;D Pantera e Co.

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  5. ma anche il modello no?! come direbbe maccio capatonda : so' soooldi!!

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