lunedì 12 settembre 2011

Dieci anni dopo


L'indomani, dieci anni dopo il "giorno che ha cambiato il mondo", mi chiedo che cosa sia cambiato.
I tg dell'ora di pranzo dell'11 settembre 2001, quando ancora non si era consapevoli di quello che sarebbe successo di lì a qualche ora, mandavano servizi sulla Borsa che scendeva e che preoccupava i risparmiatori e altri relativi alla situazione di allarme per rischio bellico in Israele. Dopo poche ore, il più grande attentato terroristico della storia ci ha messo di fronte al fatto di assistere in diretta (o in differita qualcuno, ma il sangue s'é gelato lo stesso) alla morte di migliaia di persone contemporaneamente in quel modo così tragicamente spettacolare e senza via d'uscita.
E' davvero cambiato il mondo, da quel giorno?
Le notizie d'attualità parlano ancora di Borse che scendono (non hanno praticamente mai smesso di farlo, sul lungo periodo, da quei tempi) e Israele è ancora protagonista di gran parte dei notiziari, quale bersaglio occidentale preferito del mondo islamico... In più, due fronti di guerra aperti - e forieri di altrettante migliaia di morti, tra civili e militari - come risposta risolutiva (ancora in atto) a quei terribili attacchi, la cui responsabilità dell'organizzazione è messa sempre più in dubbio per la popolarità e le evidenze che hanno acquisito in questi anni le cosiddette "teorie del complotto", che sostengono quantomeno una complicità da parte della amministrazione americana di quegli anni, e che confermano quella sensazione a livello instintivo che molti noi ebbero in quel momento rispetto al fatto che quello che stavamo osservando era realmente tutto troppo "strano".

La cerimonia di ieri a Ground Zero - oggi Memorial dell'11 Settembre - che, ammetto, non ho seguito integralmente in tutti i suoi interventi, mi ha trasmesso comunque una sensazione di evidente autoreferenzialità da parte dell'"America colpita". Si piangono - ed è giusto, per carità - le migliaia di vittime innocenti degli attacchi alle Torri Gemelle, ma nulla si dice a proposito delle migliaia di vittime dei mesi e degli anni successivi (come oggi stesso) all'attentato, con le guerre che sono state messe in piedi per combattere il terrorismo ed esportare la democrazia (e importare il petrolio). O quelle del Darfur, ad esempio, dove invece pare che che non sia necessario esportare la democrazia (e, guarda caso, dove non c'è petrolio).
Si lodano ancora, addirittura, quelli che scamparono al crollo delle torri e che decisero, invece di manifestare gratitudine alla vita e onorarla per il resto dei propri giorni, di arruolarsi e partire per l'Iraq e l'Afghanistan, per risolvere i problemi....
Il mondo è cambiato nel fatto che, almeno per un attimo, gli invincibili si sono sentiti un pochino più fragili. Tuttavia non hanno accolto questa fragilità e la connessa paura come un segnale da cui ripartire per costruire davvero finalmente qualcosa di nuovo. Si è risposto alla paura e alla morte diffondendo altra paura e altra morte, continuando sulla stessa strada su cui si viaggiava prima.
E infatti, l'espressione più usata - e ancora ieri ripetuta - per auto-confortarsi e per confortare rispetto a quanto vissuto o visto accadere è stata: "bisogna andare avanti".
Verso dove?

Potremmo dire che il mondo è cambiato quando tutti avranno acquisito la consapevolezza che quello che è accaduto l'11 settembre 2001 è l'effetto di cause messe fino a quel momento da un popolo, da una Civiltà, da un Sistema, da una Cultura (in primis quella Occidentale in genere) che poco si è curata di coltivare pace, armonia, solidarietà, cooperazione con tutti gli abitanti e le forme di vita di questa grande sfera galleggiante nell'Universo.
Qualcosa cambierà quando, quindi, ognuno di noi si adopererà istante per istante a trasformare, in prima istanza dentro di se, le tendenze meramente egoiche, di sopraffazione, di prevaricazione, di prepotenza, di distruzione, nei confronti dell'altro generalmente inteso e si impegnerà a creare le condizioni perché anche l'altro decida di dedicarsi a questo.

A proposito di Universo, H.D. Thoreau disse che "è ampio quanto il nostro sguardo".
A me sembra - dieci anni dopo il primo anno del 3° millennio dopo Cristo (dopo Cristo, appunto...) - che lo sguardo della gran parte di noi abitanti di questo pianeta sia, nonostante tutto, ancora piuttosto limitato e che l'impegno dei più consapevoli a sostenere gli altri a decidere di estenderlo verso la giusta direzione debba intenficarsi ulteriormente, nell'ottica dell'obiettivo comune: un mondo diverso, un mondo di pace.

1 commento:

  1. Il mondo sta già cambiando, rispetto ai parametri che hai segnalato..molte persone partono dalla propria causa interna di sofferenza e si ritengo personalmente responsabili e attivi nella trasformazione della Propria Mente/Cuore/Spirito e del proprio ambiente..E' che siamo molti ormai sul Pianeta ..e non tuto quello che avviene finisce in prima pagina o declamato in TV..personalmente sono rimasta di stucco quando ho visto una celebre storica trasmissione di RAI2 sull' Italia e l'ambiente che evidenziava la specattocolarità di una gita in barca a fare il bagno al largo con un gruppetto di non vedenti..e mi son chiesto ma come mai non è stato dato rilievo alla prima iniziativa di vela trekking realizzata in Italia.. Come mai l'associazione Nazionale Non vedenti non ha fatto dispacci per gli uffici stampa della Nazione per dare giusto rilievo a tale pionieristica attività che così grande sofddisfazione ha dato ai suoi partecipanti...è che il Male con facilità si consorzia..i "Buoni" fanno sempre fatica a implementare ?..alla prossima ;)) TB

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