venerdì 16 novembre 2012
Duecento
Questo è il duecentesimo post del blog ed era mia intenzione utilizzarlo per scrivere qualcosa di celebrativo - per festeggiare il piccolo grande evento - a proposito di questo traguardo raggiunto, con lo strumento blog e nello strumento blog, dal sottoscritto e da tutti quelli che lo hanno seguito, anche solo per un fugace passaggio "per errore" su queste pagine.
Di passi avanti ne sono stati fatti davvero parecchi, sia quelli fisici - descritti il più minuziosamente possibile fino a qui - sia quelli "interiori"; questi ultimi a ben vedere emergono, ad esempio, da come il blog è cambiato nel tempo pur essendo sempre uguale a se stesso dal punto di vista grafico.
Nonostante il traguardo mi riempa di soddisfazione, per una cosa che è nata quasi come un gioco e che è diventata invece parte importante della mia vita, non andrò oltre, oggi, a parlare di questo.
Voglio soffermarmi, con questo post, su quello che è accaduto a inizio settimana a 6 km da dove vivo e da dove sto scrivendo, praticamente a valle del colle su cui abitiamo.
Mi riferisco all'alluvione del fiume Paglia di lunedì 12 novembre, che ha colpito appunto la zona in cui attualmente viviamo e la comunità di cui facciamo parte; che abbiamo visto in tutta la sua potenza devastante - anche solo per un momento, per fortuna, noi - con i nostri occhi; che ha cambiato il futuro a molte persone che conosciamo o che incontriamo ogni giorno per strada.
Dobbiamo fermarci.
Questo ulteriore evento di calamità naturale deve farci riflettere sull'accaduto e agire di conseguenza per evitare che si ripeta. Oggi è toccato a noi, in passato a qualcun altro, domani toccherà a qualche altro ancora.
Non v'è differenza negli effetti, però. Cambiano solo i soggetti coinvolti - ed è vero che solo quando tocca a te che ti rendi realmente conto di cosa voglia dire, sulla tua pelle - ma non possiamo aspettare che tocchi a tutti prima di prenderne consapevolezza e fermarci a osservare e comprendere!
Lunedì ho avuto modo per qualche minuto di percorrere la strada che affiancava il Paglia, di primo mattino, ormai già in gran parte ampiamente esondato e nell'atto di liberare tutta la sua forza (divorava i campi e abbatteva gli alberi come grissini). Non lo nascondo: ho provato per un attimo la paura ancestrale nel cuore dell'essere inerme di fronte all'immane forza della Natura, liberatasi quando meno te lo aspetti.
Nonostante queste sensazioni - che so essere comuni - è necessario che ognuno di noi di fronte alla realtà colga l'opportunità per cogliere il significato di quello che accade. E per sentire quale sia la propria responsabilità di fronte a questo; responsabilità di accoglierlo come si presenta e responsabilità di usarlo come stimolo di trasformazione.
Dobiamo smetterla di affibbiare alla Natura e ai suoi elementi aggettivi che le attribuiscono sembianze e caratteristiche antropomorfe ("il fiume distruttore" o "il fiume killer"; la Natura "inclemente" o "devastatrice") per esonerarci dalle nostre responsabilità di esseri umani.
In tal senso, anche il concetto di Madre Natura è fuorviante, benché rimandi a un'immagine della Natura come "generatrice", "costruttiva", "pacifica".
La Natura è la Natura; un fiume è un fiume; il mare è il mare; la montagna è la montagna. Punto.
Non basta più consolare e consolarsi dicendo "ci rialzeremo e ricostruiremo daccapo", "torneremo più forti di prima". E' importante rialzarsi - è necessario - ma non come un mulo che cammina guardando solo a terra fino a quando non sarà di nuovo esausto. Occorre "decodificare" quello che è accaduto e agire per mettere in atto da subito nuovi comportamenti a livello individuale e comunitario che evitino un nuovo verificarsi di questo tipo di eventi. Ovunque. Consapevoli che la strada della trasformazione è lunga e dura ma necessaria e inevitabile.
Quello che è accaduto è, come sempre, solo un effetto. E' bene averlo chiaro.
La nostra vita, la vita del Pianeta, è regolata dalla Legge di simultaneità di causa ed effetto: ogni pensiero che produciamo, ogni parola che pronunciamo, ogni azione che facciamo sono cause che contengono simultaneamente al proprio interno i propri effetti. Come il seme di quercia che contiene già al proprio interno l'esemplare di quercia secolare che sarà, le cause che mettiamo in ogni istante della nostra vita contengono già "al proprio interno" gli effetti corrispondenti. Perciò, se vogliamo modificare gli effetti, dobbiamo trasformare le cause. In ogni singolo istante della nostra vita. Senza remore; senza lamentele; senza giudizio; con dedizione assoluta. Altrimenti la vita ci metterà di nuovo di fronte a eventi la cui portata è, nel singolo istante, pari alla "somma" di tutti gli effetti che, tutti quanti noi insieme, abbiamo evitato di trasformare negli istanti precedenti.
Questa è la vita.
Buona vita a tutti.
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