giovedì 8 novembre 2012
Il mito del Superuomo
Dal 1 al 4 novembre ho accompagnato gli amici di Terre del Mediterraneo di Bari in 4 giorni di escursioni nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini.
Monti ricchi di fascino e di magia – sono, appunto, i luoghi dove viveva la mitica Sibilla Appenninica – che abbiamo attraversato a piedi nella loro parte meridionale, quella forse più famosa e conosciuta, che riguarda la zona di Castelluccio di Norcia e i suoi altipiani e il massiccio del Monte Vettore, che è la cima più alta del gruppo e delle intere Marche, nonché una delle principali dell'intero Appennino.
Con gli amici di Bari ci siamo conosciuti esattamente un anno fa, fu una bellissima e intensa esperienza di tre giorni sui Monti Lucretili, come tale è stata anche quella di quest'anno. Sono un bel gruppo, fanno le cose innanzitutto per passione, in un clima sempre conviviale, e l'amicizia tra noi nata "a prima vista" un anno fa conferma di aver ragione di esser tale.
Quest'anno, tuttavia, è emerso più volte un fatto – in maniera scherzosa ma reale – che mi ha fatto riflettere e mi ha dato lo spunto per scrivere questo post. Un evento nuovo nell'ambito del rapporto di conoscenza tra di noi; non nuovo, invece, per quanto mi riguarda, avendolo visto manifestarsi anche altre volte, con altri gruppi, anche di adulti: la Guida – e in particolare il sottoscritto - è vista come un Superuomo. Preparato a tutto, sempre lucido, imperturbabile di fronte alle avversità, capace di risolvere qualunque problema e di tirar fuori il gruppo da qualunque impaccio. Infaticabile e sempre in forma: la persona giusta al momento giusto a cui delegare ogni responsabilità!
E' chiaro, non lo metto in dubbio proprio io, che tra il gruppo e una Guida si instaura un rapporto di affidamento che è tanto più forte quanto il capogruppo ispira fiducia e quindi possiede (anche) tutte quelle qualità di cui sopra. Ma è anche chiaro che gli dei non vivono in terra e che il più delle volte andiamo in montagna – o, in generale, in Natura – proprio per "incontrarli", dato che di rado ci capita nella vita di tutti giorni.
La cosa curiosa è che questa questione è emersa proprio in contemporanea alla situazione in cui, in assoluto, credo di essere stato maggiormente in difficoltà, mentre accompagnavo un gruppo.
Ecco la storia.
Sabato mattina, dopo due giorni di tempo abbastanza perturbato e ventoso la giornata si è presentata limpida e senza vento, così, come da programma, abbiamo deciso di effettuare la salita alla vetta del Monte Vettore (2476 m) da Forca di Presta, che non è proprio una passeggiata di salute, dato che richiede il superamento di quasi mille metri di dislivello su una lunghezza del percorso tutto sommato modesta.
Facendola breve, il Superuomo, ovvero lo scrivente, appena oltre la metà dell'ascesa, ha patito una grossa crisi di freddo, dovuta al fatto che – a causa di una sua "malagestione" degli animi ha lasciato che il gruppo, nel salire, si sfilacciasse, lasciando che i più veloci andassero avanti e i più lenti rimanessero molto indietro, con la conseguente necessità di doversi fermare ad attenderli, per diversi minuti, in un punto del sentiero esposto (come quasi tutto l'itinerario, del resto) al vento, che nel frattempo "aveva rinforzato". Due leggerezze imperdonabili, secondo la manualistica tecnica, da parte della Guida/Superuomo.
Così, sono arrivato al Rifugio Zilioli che tremavo; le mani gelide e le gambe molli. E – giustamente – i primi arrivati, rintanati a quel punto nel rifugio (freddo) da più di dieci minuti, appena vistomi, hanno cominciato a scalpitare per sapere cosa avremmo fatto da lì a poco, proseguire o meno per la vetta. Senza avere il tempo per rifocillarmi e riscaldarmi adeguatamente, per dar loro una valida risposta ho fatto appello all'ultimo barlume di lucidità per mettere in atto il sacrosanto principio "Se sei in difficoltà, aiuta qualcuno", sono andato oltre le circostanze personali e ho aiutato i membri del gruppo (qualcuno più di altri) a comprendere che la scelta più saggia da intraprendere, visto il forte vento e le nubi che circondavano a tratti la vetta (annullando così probabilmente la possibilità di ammirare il paesaggio una volta arrivati su), sarebbe stata quella di abbandonare l'idea di proseguire l'ascesa e tornare indietro.
Qualche muso lungo è apparso ma, alla fine, tutti hanno accettato che la mia proposta/decisione fosse la cosa corretta da attuare.
Una volta giunti alle auto, manco a dirlo, storditi dal vento e dal freddo della salita e della discesa, anche quei pochi musi lunghi erano spariti, consapevoli che avevamo tutti in quel modo evitato un'ulteriore ora e mezza (almeno) di disagio, per non dire sofferenza.
Questa è la storia ma l'esperienza però per il sottoscritto non è finita qui: da lunedì, cioé da quando sono tornato, sono influenzato (per il freddo preso) e tuttora, a causa di ciò, scrivo da sotto le coperte, a letto; perderò il meeting nazionale delle Guide AIGAE di questo weekend, compresi il corso di abilitazione come formatore a cui mi ero appositamente iscritto (già pagato...) e un workshop sull'educazione ambientale che mi interessava molto.
A proposito di Superuomo!
Una Guida, per quanto sia in gamba (e sono felice di esser eventualmente ritenuto tale dalle persone che accompagno) non è un Superuomo: è un essere umano in carne ed ossa a tutti gli effetti, con le sue difficoltà, le sue debolezze, la fatica percepita, i dolori fisici ed esistenziali, i problemi a casa. Forse – e sottolineo il forse – è un po' più preparato degli altri a reggere il peso del confronto coi propri limiti ma, è bene che si sappia, nessuno lo forma in questo senso o lo prepara adeguamente a questo a tutt'oggi e il risultato è mera farina del suo sacco. E si sa, il confronto con la Natura, il suo terreno di gioco, può essere, in determinati casi, impietoso. Le capacità di performance umane, per quanto elevate, risultare una bazzecola.
Reinhold Messner ha detto che: "gli alpinisti sono i conquistatori dell'inutile" e, nonostante abbia sognato da adolescente di diventare un alpinista, oggi non posso che essere d'accordo. Ho scelto quindi di fare la Guida per accompagnare le persone alla riscoperta del proprio contatto con la natura (tra cui in modalità "ascesa alla vetta", che non è detto che sia la migliore, anzi l'esperienza mi conferma sempre più il contrario). Guida, quindi, "come colui che indica la via con l'esempio concreto", come la millenaria tradizione filosofica orientale ha tramandato. Guida come colui che prima di tirarti fuori da situazioni d'impaccio, ti trasmette come non trovartici.
Se sono stato visto come un Superuomo la responsabilità è innanzitutto la mia, che in primis ho incarnato, evidentemente, un tale atteggiamento.
Ma, quello che invece desidero – e oggi ne sono ancor più consapevole, grazie a questa esperienza – e su cui rinnovo il mio impegno, è il tendere al Super-Uomo, con la U maiuscola, se così mi si concede di definirlo. Ovvero allo stato di manifestazione della Umanità più grande e più profonda di cui ogni essere umano è dotato innatamente. Con l'intento ultimo anche di aiutare gli altri, attraverso proposte di attività a contatto con la Natura, a riscoprirlo in sé ed eliminando così di fatto l'atteggiamento di delega all'esterno, che spesso di risolve proprio nella ricerca di una Guida, escursionistica o spirituale che sia.
Insomma, a legger bene: lavoro letteralmente contro i miei stessi interessi. Ma, nell'economia del tutto, sono certo che tutto questo abbia senso e valore.
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