lunedì 15 aprile 2013

Meglio tardi che mai



"Ci hai abituato troppo bene!", mi ha detto Giulia quando ha visto che il giorno dopo l'ultima escursione del gruppo di Castelgiorgio non avevo scritto nulla, chiedendomi anche se ci fosse stato qualche problema.
Semplicemente, le ho risposto, non ho avuto tempo. Solo ora riesco a dedicarmici un po'. E, anche se l'uscita si è tenuta domenica scorsa, 7 aprile, e di acqua ne è passata sotto ponti in una settimana, meglio tardi che mai.
Siamo stati a Piediluco, proprio il luogo che un anno fa mi ha fatto entrare in contatto con la Polisportiva, con la quale ora abbiamo messo in piedi un bel programma di escursioni giornaliere e stiamo già ragionando su altre iniziative.
Si celebrava quindi un anniversario, era una festa, e la giornata ci ha assecondato alla grande.
Primo giorno effettivo di primavera, aria frizzante e vitale, voglia e piacere di stare in maniche corte a prendere tutta l'aria e tutto il sole possibile.
Itinerario particolare, niente affatto difficile, che comprende anche la caratteristica attraversata del lago in battello, per raggiungere l'altra sponda e proseguire la camminata.





Giornata splendida quindi, anche migliore di quella dello scorso anno, che, come detto, era stata lo sprone per l'inizip di questo nuovo bel rapporto di collaborazione.
Giornata anche, ad un certo punto, segnata dalla notizia della morte improvvisa di una persona ampiamente conosciuta dal gruppo. Persona giovane (poco più che sessantenne), medico, sportivo, si è spento improvvisamente per un attacco di cuore dopo la consueta seduta di jogging della domenica mattina.
In una giornata così vitale la notizia è arrivata proprio a metà del dì e, naturalmente, ha scosso abbastanza i partecipanti (e anche il sottoscritto, perché non fa mai piacere sapere che qualcuno conclude all'improvviso la sua esistenza, soprattutto pensando a chi rimane tra i suoi cari).
Ma ogni cosa che ci accade ha un senso e noi, che in quel momento eravamo personalmente poco o nulla coinvolti dalla situazione che si era manifestata, lo siamo improvvisamente diventati rispetto al fatto che l'evento era stato collegato alla nostra giornata e alla nostra escursione.
Tutti noi - anche il sottoscritto che, appunto, nemmeno conosceva questa persona - abbiamo quindi avuto modo di prenderci un momento di intimità interiore, di riflessione sulla fugacità della vita. In una giornata così bella e piena di vitalità ed entusiasmo da parte della Natura intorno a noi, abbiamo tutti quanti dovuto "fare i conti" con la presenza evidente della morte. E sono certo che, anche se non ne abbiamo parlato, tutti noi abbiamo riflettuto e con tale evento appurato ancora una volta che la morte fa parte della vita, che senza la morte non c'è vita.



Carpe diem è stato detto essere necessario, per superare questa intrinseca fugacità.
Sono d'accordo, nella misura in cui però il cogliere l'attimo non divenga un "voler prendere o avere tutto". Bensì, è necessario cogliere l'attimo per l'offerta di sè alla vita. Donarsi e ancora donarsi, nella consapevolezza che l'istante attuale potrebbe essere l'ultimo, che potrebbe non essere possibile rimediare in futuro a tutte le volte che non lo si è fatto prima.
Domenica scorsa, rispetto a quanto accaduto, credo di averlo appreso meglio.
Meglio tardi che mai.

Nessun commento:

Posta un commento