martedì 7 maggio 2013

Capacità di vedere



In occasione della recente esperienza di velatrekking, durante l'escursione nell'entroterra dell'isola di Capraia ho proposto ai partecipanti di fare un'attività.
Ne avevo già dato cenno qualche tempo fa su queste pagine; vi avevo preso parte in prima persona e ne avevo riportato il risultato. In questo caso sono stato il promotore dell'iniziativa.
Giunti alla Sella dell'Acciatore, dove una radura tappezzata del bianco degli asfodeli in fiore offre uno splendido affaccio a picco sul mare delle rocciose insenature sul versante occidentale dell'isola sottostanti e, in lontananza ma non tanto, i dolci rilievi di Capo Corso - terra di Francia -, dopo una breve introduzione dell'attività che stavamo andando a fare, ho chiesto ai compagni di escursione di scegliere tra l'immedesimarsi in Antigone - costretta, per punizione, a guardare per l'ultima volta il suo mondo - o un cieco dalla nascita che riacquistava in quel momento la capacità di vedere. Alla fine, riunitici, avremmo condiviso la scelta e le rispettivie sensazioni di ognuno rispetto a questa.
Avendo scelto l'ultima volta di immedesimarmi in un'Antigone dei nostri giorni, questa volta ho deciso di "mettermi alla prova" mettendomi nei panni di un cieco che avesse il beneficio di acquistare per la prima volta in vita sua la facoltà di vedere.
Seduto, in intimità come gli altri, sul picco roccioso con qualche centinaio di metri fino al mare di ripido crinale sotto i miei piedi a penzoloni, ho trascorso un po' di tempo in silenzio e a occhi chiusi cercando di concentrarmi sugli altri sensi, per "dimenticare" l'uso della vista. Poi, dopo una decina di minuti, ho aperto gli occhi e ho scritto quello che mi è venuto di getto.
Ecco qui il risultato, anzi i due risultati, che condivido con chi legge, dopo averlo fatto con i miei compagni d'avventura quel giorno.

1) Per la prima volta
da quando sono venuto alla luce,
vedo la luce.
Per la prima volta
da quando sono parte di questo mondi di colori,
percepisco i colori.
Il vento mi era noto
e così il richiamo degli uccelli.
Ma il soffio blu del vento
e il verde chiacchiericcio sulla profonda roccia
è qualcosa di altro.
Sfumature dell'universo,
che ognuno ha già dentro di se.
Il cielo si perde ora laggiù
nell'abbraccio del mare
e così, di nuovo, i miei occhi.
Vita è lì dove non si vede.
Il cuore non ha occhi
ma il cuore di ognuno
conosce comunque
la Legge Meravigliosa della Vita.


2) Apro gli occhi.
E vedo tutto quello che mi son perso
fino a oggi.
Anni sprecati?
No: è stato ciò di cui avevo bisogno
per sentire vera gratitudine.
Non è il momento delle recriminazioni.
E' il momento di ringraziare.
Non è il momento di prendere:
è il momento di offrire.

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