giovedì 8 agosto 2013

Un anno dopo


Di solito, quando rientro da esperienze di lavoro di più giorni con i gruppi, già durante il viaggio di rientro emozioni e sensazioni si rincorrono e non vedono l'ora di essere espresse e raccontate su queste pagine, cosa che faccio puntualmente come una delle prime appena rientro effettivamente al lavoro al pc.
Questa volta è andata un po' diversamente: ho avuto - e in parte ho ancora - bisogno di prendermi del tempo in più, di far sedimentare le sensazioni e di godermi le emozioni provate nel corso dell'ultima settimana lavorativa sul campo, quella dal 28 al 4 agosto, durante la quale sono stato, per la seconda volta consecutiva, la Guida del gruppone della Settimana Verde della Sezione Trekking del C.R.L.I., in viaggio di scoperta, quest'anno, sulle Dolomiti della Val di Fassa.


Guardo e riguardo le foto, degli splendidi posti in cui abbiamo camminato insieme e anche le tante che mi sono state fatte mentre ero "all'opera", cosa non ovvia dato che, non potendomele scattare da solo, ho pochissime foto che mi ritraggono mentre lavoro. Ne rivivo l'atmosfera, i colori, gli odori.
Ho riletto anche il post che scrissi lo scorso anno per fare un confronto con quanto provato in quell'occasione.
E' stata una settimana lunga, nel senso che è sembrata durare di più di altre, il ché potrebbe far pensare a una qualche difficoltà avuta a farla "scorrere" fluidamente. Non si tratta però di questo. O almeno non solo. Credo sia legato di più al maggiore grado di consapevolezza del ruolo con cui l'ho affrontata.
Quest'anno sapevo cosa mi aspettava e, nel contempo, c'erano delle aspettative rispetto alla mia presenza ben diverse da quelle dello scorso anno. Insomma: niente effetto sorpresa.
Sapevo che il numero dei partecipanti era anche aumentato (quasi il 50% in più rispetto lo scorso anno, e i numeri erano già grandi a quel tempo!) ma sapevo anche che in qualche modo il mio ruolo era stato ormai "metabolizzato".
Sta di fatto che, per una serie di motivi - di benessere fisico personale innanzitutto (per un piccolo infortunio in casa avuto il giorno prima di partire, ho avuto fortissimi dolori alla caviglia destra con grande difficoltà ad appoggiarla in terra anche la mattina stessa della prima escursione... a cui, nei giorni successivi, per movimenti compensativi antalgici, si è aggiunta un'infiammazione al tendine rotuleo del ginocchio) e legati all'organizzazione logistica del gruppo - ho sentito che, nonostante il successo riscontrato lo scorso anno, non fosse il caso di prenderla alla leggera. Ho vissuto quindi l'intera settimana in uno stato di leggera (positiva) tensione e particolare precauzione - con sempre un'attenzione ai dettagli - che mi ha portato, alla fine della fiera, a incarnare ancor di più quello che ritengo sia l'approccio ideale che una Guida deve avere nei confronti di gruppi di tale entità e cioé l'essere un punto di riferimento, tecnico e in termini di sicurezza, piuttosto che un mero illustratore di luoghi e caratteristiche dei territori. E anche un collante, prima che un "motivatore".


Eravamo nella terra delle Guide Alpine dove, manco a farlo apposta, le Guide Escursionistiche sono definite "Accompagnatori di territorio". Ma le Guide Alpine lo sanno bene (ed è per questo che hanno premuto per "declassare" ad accompagnatori i miei colleghi omologhi locali): il valore aggiunto che una Guida da con la sua attività è innanzitutto quello di consentire alle persone che praticano escursionismo (e naturalmente anche alpinismo) e che scelgono di essere da ella condotte di vivere un ambiente naturale come altrimenti da sole non farebbero. Di muoversi in sicurezza in territori che non conoscono e anche quello di superarsi, di fare un passo in più, cercando di valicare i propri limiti (senza naturalmente eccedere e sconfinare nell'imprudenza), limiti fisici che spesso coincidono con limiti morfologici: una salita un po' più lunga o più impegnativa, una discesa più ripida o più tecnica; un itinerario più lungo o faticoso; un sentiero dal fondo meno compatto e più scivoloso.


Cinque giorni consecutivi di trekking - anche se stanziale con alloggio comodo in hotel - non sono, appunto, una passeggiata. Per nessuno, anche per i più allenati.
Li abbiamo affrontati nel giusto modo, con un programma appositamente studiato che prevedesse un impegno graduale, di grande soddisfazione dal punto di vista escursionistico, senza che fossero tralasciati i piaceri dell'occhio, del naso e... dello stomaco!
Abbiamo camminato in alcuni dei luoghi di montagna più belli del nostro Paese e ancora adesso mi è molto difficile selezionare le 5-6 foto che ogni volta scelgo come immagini rappresentative nel post.
Abbiamo camminato in tanti anche quest'anno (l'ultimo giorno, per l'uscita finale, la più impegnativa, eravamo più di 40!) e in tanti ci siamo dati in questo modo reciprocamente una mano e, indirettamente, ci siamo reciprocamente motivati. Qualcuno ha sentito la fatica o i dolori un po' di più degli altri ma alla fine tutti siamo arrivati, portando a termine la piccola sfida personale con noi stessi.
Anche io ho provato dolore alle articolazioni più di altre volte ma lo sprone derivante dall'avere dietro di te così tante persone che sono lì perché ce le hai portate tu e sentirle contente per quello che stanno facendo grazie anche al tuo contributo e alla tua presenza, ho avuto l'occasione di verificare sulla mia pelle - anzi sui miei arti posteriori - che è in grado di alleggerire qualunque difficoltà percepita.
Ecco, forse è questo quello di cui sento il bisogno ora di godere un po' più a lungo, "a mente fredda": la netta percezione di aver vissuto di nuovo, sullo sfondo di un territorio spettacolare, un momento di condivisione importante con molte persone che è stato un piacere reincontrare dopo un anno esatto, nella piena consapevolezza che, come avevo auspicato prima della partenza della prima escursione della settimana raccontando la storiella dell'incendio del bosco, la differenza l'avrebbe fatta la volontà di ogni singolo partecipante a fare la propria parte, lì dove si trovava e nelle condizioni in cui trovava. Bambini, ragazzi, adulti, famiglie intere, anziani. Tutti, nessuno escluso. In un clima di gioiosa vacanziera convivenza nel contesto di un gruppo grande e molto eterogeneo.
E così, come volevasi dimostrare, alla fine, è stato.


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