venerdì 6 settembre 2013

Avanti tutta


Silvio è un collega e, mi sento di dire, anche un amico, o comunque, tra i colleghi, uno di quei pochi con cui ho maggiore affinità. Abbiamo entrambi una sensibilità più accentuata su certi aspetti, siamo praticamente coetanei e condividiamo diverse cose, non ultimo il fatto che siamo entrambi coinvolti nel progetto Terre del Maestrale, di cui siamo tra i principali promotori.
Ci siamo conosciuti 6 anni fa, io ero già Guida e lui stava cominciando. Ci siamo incontrati frequentando il corso per l'acquisizione dell'abilitazione all'attività professionale di Guida nella nostra Regione, il cui docente era il suo socio in azienda, che lo aveva stimolato a iniziare questo tipo di attività. Oggi è un professionista abbastanza attivo nel campo anche se non si occupa - come me - solo di questo. E' anche, e soprattutto, un cartografo, materia di cui è stato docente in diversi corsi nei mesi scorsi.
Abbiamo lavorato insieme all'individuazione di alcune tappe del Cammino degli Angeli, di cui, insieme al suo socio, è stato l'inventore e ha condotto diverse traversate in questi anni.
Ci sentiamo spesso e collaboriamo ormai da anni in varie cose ma, sul campo, in effetti, abbiamo condotto gruppi insieme abbastanza raramente. L'ultima volta è stata in occasione del campo scuola sui Monti Sibillini di un anno e mezzo fa con l'Istituto Geometri Pacinotti di Bologna, che è stata un'esperienza significativa per tutti quelli ci hanno partecipato (sono in contatto con la loro insegnante, che mi dice che i ragazzi, ormai quest'anno in 5° superiore, vorrebbero ancora ripetere un'esperienza simile).
Per Silvio era la prima volta che accompagnava un gruppo di ragazzi così grandi e, alla luce della mia esperienza nell'attività coi ragazzi e con le scuole (anche se, con le superiori si lavora ancora tutti - purtroppo - relativamente poco in questo ambito), benché fosse molto motivato si affidò alle mie indicazioni su come affrontare l'esperienza, data l'utenza, composta di ragazzi di anche 17 anni.
Ci incontrammo per organizzare il programma e le attività e io consigliai di avere soprattutto un approccio di umanità, relazionandoci ai ragazzi come avrei voluto si relazionassero con me quando avevo 17 anni, e proponendo al gruppo attività in corso di campo che avessero messo i ragazzi più in contatto con se stessi, nella cornice della bellezza e della forza della natura che andavamo ad attraversare con le nostre escursioni. Evitare le "lezioni" in corso di escursione e lavorare sui sentimenti, essendo naturalmente noi stessi.
Fu, come ho detto, e come molte altre prima e dopo quella, una esperienza che ricordiamo con piacere ancora tutti (e io ho ancora qui vicino alla mia postazione di lavoro da cui sto scrivendo il pallone con le firme e i saluti dei ragazzi, che ci hanno lasciato poco prima di andare via).
Alla fine Silvio mi ringraziò per i suggerimenti che gli avevo dato e per la bella esperienza che insieme avevamo costruito. E anche io ringraziai lui per essersi fidato che quello che gli stavo proponendo era la cosa migliore da fare.

Oggi pomeriggio ci siamo "sentiti", con un scambio di messaggi via chat. Gli ho chiesto come è andata l'estate dal punto di vista lavorativo. Mi ha "raccontato" che ha, tra le altre, accompagnato un gruppo di 15 persone su un tratto del Cammino degli Angeli, da Acquasparta a Roma. Mi ha detto che è stata un'esperienza dura ma molto bella, anche perché, per problemi di ricettività, hanno dovuto fare una tappa di 37,8 km (!!) per ben 13 ore di cammino, con le soste (che comunque è più di 3 km l'ora di media!). E mi ha detto, anzi scritto, questo: "...ho dovuto fare un grosso lavoro sulla motivazione, che ha portato alla fine del cammino anche dei benefici nelle dinamiche del gruppo. Mi ero prefissato dalla partenza di lavorare molto di più sull'approccio psicologico alla camminata, sul far capire loro il senso profondo del Cammino, sul valore dell'esperienza che andavano a fare... e devo dire il lavoro ha portato i suoi frutti, alla fine le persone, che in parte non si conoscevano, hanno creato un gruppo unito e solidale e credo (e spero) abbiano tratto il massimo dall'esperienza".
Gli ho risposto che mi faceva piacere sentirglielo dire e che sono assolutamente convinto che il vero valore aggiunto che possiamo dare ai gruppi come Guide (con la G maiuscola) sia proprio questo. Lui ha continuato, chiudendo con: "C'ho messo qualche anno a capirlo, ma ora sono convinto che è la qualità spirituale e umana che riesci a promuovere durante l'escursione che fa il successo delle iniziative e non la quantità di notizie che gli dai. Alla fine possono venire in escursione e non "guadagnare" niente che non potrebbero avere da una brochure turistica".
Quanto è vero!
In quest'epoca di smartphone e applicazioni varie in grado di fare tutto e sostituire tutti, l'unica cosa che non si può, e non si potrà mai, sostituire è lo spirito con cui facciamo le cose, e noi Guide, che abbiamo l'onore e l'onere di svolgere una tale stupenda e fondamentale attività a contatto con la natura e con gli esseri umani, abbiamo il dovere, in questa epoca di transizione nei valori e nella consapevolezza, di impegnarci a promuovere e approfondire, attraverso il nostro operato, la riscoperta di un rapporto più armonico e naturale, tra noi stessi, gli altri e gli ecosistemi di cui facciamo parte.
Sapere che un'altra (brava) Guida è arrivata alle stesse conclusioni cui sono arrivato anche io qualche tempo fa mi conforta e mi riempe di speranza e ho voluto riportare qui questa esperienza di oggi perché so che tante Guide, aspiranti e non, capitano - probabilmente per via delle parole ricercate coi motori di ricerca della rete - su questo blog, e spesso anche mi scrivono per informazioni o richiedere consigli, per spronare anche queste ad approfondire il proprio approccio a questa professione e il significato che danno alla propria figura e al proprio ruolo, che non è solo quello di descrittori di luoghi.
Avanti così, dunque!

Nessun commento:

Posta un commento