martedì 5 novembre 2013

Errare humanum est (ma adesso basta)


Ci sei caduto ancora! Meno male – è il caso di dirlo – che l'importante non è cadere ma il rialzarsi sempre.
Dopo un anno, stesso gruppo – qualcuno dei membri diverso –, ti sei trovato in una situazione analoga a quella dello scorso anno – poco piacevole per tutti – per una scelta di programmazione errata.
Fortunatamente sei stato aiutato, anche questa volta, dalla vita e dalle contingenze che questa ha generato, perché, probabilmente, lo hai fatto col cuore sincero. Tuttavia, la situazione aveva tutte le sembianze di un bell'autogol. E per uno come te così attento ai dettagli, è da quasi non credere.


Chiunque si occupi o si sia occupato almeno una volta di proporre e organizzare qualcosa per qualcuno – soprattutto se trattasi di gruppi – sa quanto è spiacevole non essere in grado di rispettare il programma stabilito e quanto sia difficile comunicarlo, soprattutto se il destinatario della comunicazione e beneficiario del programma è lì a pagamento.
Per quanto riguarda un qualsiasi group leader – quale una Guida è – è senza dubbio il momento di "solitudine" maggiore. E' il momento in cui ci si deve confrontare con un malumore e uno scontento generali, spesso mal celati e, quindi, concreti.


E' stato, come sempre, molto piacevole rivedere – qualcuno dopo mesi, altri dopo un anno esatto (venuti lì proprio perché ritrovavano il sottoscritto) – gli amici di Terre del Mediterraneo di Bari. Analogamente agli ultimi due anni, questa volta il Ponte di Ognissanti, che abbiamo di nuovo utilizzato per riorganizzare qualcosa insieme, era dedicato alla scoperta dei Monti Simbruini.
...l'anno scorso abbiamo rinunciato (in parte) alla vetta del Monte Vettore, la più alta della catena dei Sibillini. Quest'anno – sempre per condizioni meteo non favorevoli – abbiamo rinunciato al Viglio e al Cotento, le due vette più alte della catena Simbruini-Cantari.
Detta così è estremamente semplice e non fa una piega. Ordinaria amministrazione, o quasi. Tuttavia – è ovvio (e lecito) – in entrambe le situazioni, come raccontato anche in occasione dell'escursione dello scorso anno, c'è stato da argomentare, e bene, la scelta. La qual cosa, è vero, fa comunque parte di una certa educazione al camminare e all'esplorare, al rispetto della Terra e dei suoi ecosistemi nelle varie situazioni in cui possono presentarsi.
E siamo tutti convinti che sono i "no" che fanno crescere, però cresce non solo chi li riceve, cresce anche e soprattutto chi li pronuncia, perché non è semplice farlo.


Tutto il resto è stato quasi perfetto. Siamo stati benissimo, abbiamo fatto comunque due bellissime escursioni in un clima, luci e colori splendidamente autunnali. Abbiamo condiviso cose importanti, per nulla scontate. Aspetti di noi.
Eppure, c'è sempre il rischio, per una scelta mal ponderata – è vero: una scelta fatta mesi fa – di concludere il tutto con un piccolo grande neo.
Nonostante la grande esperienza ormai acquisita, ci sei però caduto di nuovo.
...Riccardo, ma se tu sei il primo fra tutti a non essere (più) fondamentalmente interessato a raggiungere le vette come obiettivo in quanto tale, perché continui a proporre questo tipo di iniziative, mettendoti potenzialmente alla fine in difficoltà da solo??
Hai cose da dire, esperienze da far fare, emozioni da condividere, sensazioni da suscitare – come dimostra quello che realizzi ogni volta negli ambienti che più ti sono consoni - ...perché far ciò?
Sostanzialmente, e lo riconosci, tu sei "uomo dei boschi", e questo basta e avanza. Come Emilio Rigatti - che ne parla a proposito del viaggio in bicicletta – sei interessato al camminare come mezzo per attraversare; per andare e non per arrivare. Ti piace spostarti – e oggi come oggi ti senti comunque più realizzato – in una dimensione che è orizzontale piuttosto che verticale.
Hai verificato che i sogni di bambino legati al diventare un alpinista erano onesti ma, tutto sommato, poco interessanti e, in ogni caso, "da decifrare" dal linguaggio psichico di quell'età. Hai appreso – e lo condividi appieno - leggendo i libri di Reinhold Messner che, anche lui, il più grande alpinista di tutti i tempi, considera gli alpinisti i "conquistatori dell'inutile". Ma, allora... perché continuare a inserire nei tuoi programmi il raggiungimento di una o più vette di non secondaria elevazione – quali sono quelle dell'Appennino Centrale -, obiettivo peraltro spesso sovradimensionato alla preparazione, all'attrezzatura e all'equipaggiamento di gran parte delle persone che accompagni? Perché farne uno scopo primario? Pensi che sia una buona attrattiva, dal punto di vista della commercializzazione dei tuoi programmi? Lo è davvero?
Nel caso specifico, col gruppo di Terre del Mediterraneo ormai c'è un'amicizia consolidata. Alla quarta esperienza insieme, più i vari incontri di piacere di intermezzo, hai avuto – in sostanza - la necessità di fare leva su un elemento di potenziale richiamo – come una o più vette da raggiungere possono essere – per rendere la tua proposta appetibile? E cos'è che, invece, nella sostanza, alla fine ha fatto davvero la differenza, rispetto a come le cose sono piacevolmente andate?
L'obiettivo stabilito non raggiunto o le motivazioni che hai saputo dare alla realizzazione del resto, nel godere della meraviglia della natura, di cui parte siamo?


Naturalmente, arrivare in vetta non deve essere un tabù a priori. Deve essere però inserito in un contesto adeguato: può far parte del cammino o dell'esperienza ma non deve essere (solo) la mèta.
La maggior parte delle persone non è ancora arrivata a queste tue stesse conclusioni, o semplicemente non le condivide. Ancora non lo hai capito. O, forse, questa volta si, finalmente. E questo è davvero un bel passo avanti, non solamente per te bensì per tutti. E' il punto da cui di nuovo rilanciare il proprio – il tuo – modo di fare le cose. Con l'entusiamo che ha contraddistinto la tua opera finora.
E' lì il nuovo, la trasformazione. E' li che ci sei TU.
Ci vuole coraggio a perseguire quello che sentiamo e, dato che hai dimostrato più volte ormai che non te ne manca per dire un no deciso quando serve, anche se davanti a un gruppo numeroso, è giunto il momento di fare un altro passo su questo aspetto.
Dunque: hai cose da dire, esperienze da far fare, emozioni da condividere, sensazioni da suscitare. Buone carte da giocare, insomma. ...fallo! Continua a farlo! Continua come sai, come hai visto accadere se giochi la partita come sai fare. Continua, perché non c'è davvero niente altro da fare.

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