Verrà il giorno

Verrà il giorno che le piante si ribelleranno.
I banani piantati nei giardini di città si uniranno alle palme e ai larici introdotti inverosimilmente negli orti di campagna; insieme, chiameranno le agavi di presidio dei cancelli di tenute dall'aspetto imperiale site lungo le provinciali pedemontane a unirsi a loro.
Verrà il giorno che gli olivi potati a fine gennaio - nel periodo più freddo dell'anno, da uomini che non desiderano affatto risparmiar loro almeno, sulle già fresche ferite inferte, le sferzate di gelo in arrivo - si rivolteranno contro coloro che li amputano per la propria mera comodità.
Verrà il giorno che le erbacce decideranno che è giunto il momento di non tollerare più tale appellativo dispregiativo affibbiatogli e che ne hanno abbastanza di essere sradicate e sterminate con i migliori veleni in circolazione in nome del pregiudizio e dell'ignoranza.
Verrà il giorno che le alghe e le posidonie saranno stufe di essere soffocate dalla plastica e dagli idrocarburi. E a loro si uniranno i platani e gli ippocastani messi a colorare di un po' di verde grigi e invivibili agglomerati urbani e a pulirne un po' l'aria.
Verrà il giorno che fichi d'india e bambù converranno che va bene ridare un po' di vita con la propria presenza a terreni in degrado, precedentemente usurpati dall'avidità umana, ma non ci stanno ad esser ringraziati per questo con il dono di rifiuti e cumuli di spazzatura.
Le piante e l'erba dei giardini insorgeranno contro quelli che, in nome di un ordine almeno apparente, sottraggono puntualmente loro le foglie cadute, prezioso cibo per il terreno sempre meno nutrito e fertile. Le siepi squadrate con maniacale precisione vorranno, per una volta, almeno qualche ciuffo fuori posto e si prenderanno la libertà di essere quello sono.
Verrà il giorno.
E sarà indimenticabile.