Mettici sempre il cuore


La raccolta delle olive quest'anno è stata un po' un disastro ovunque (mi riferisco soprattutto al Centro-Italia, di cui ho polso maggiore. Non so effettivamente come sia andata altrove). La notevole presenza della mosca dell'olivo ha portato ad avere raccolti scarsi (si parla del 70-80% in meno, almeno) e, in linea di massima, di inferiore qualità, essendo i frutti molto rovinati dall'attacco, ingente, del parassita. Anche per noi è stato così: ho raccolto meno della metà dello scorso anno, e, vista la qualità complessiva delle olive, ho voluto farlo proprio per recuperare il recuperabile, a fronte del fatto che quest'anno quasi tutte le persone che conosco hanno direttamente rinunciato alla raccolta, non valendone a loro avviso la pena. 
Ho aspettato gli inizi di novembre; fatto passare due temporali previsti, e, alla fine, raccolto quanto fosse rimasto sugli alberi a seguito della caduta a terra della gran parte dei frutti, che erano quindi i più colpiti, e rovinati, dalla presenza della mosca. Ho puntato tutto su quanto fosse rimasto sulle piante. Che, comunque, sono attualmente una ventina e relativamente giovani, avendo esse meno di vent'anni dall'impianto. 
La resa è stata tutto sommato buona e siamo riusciti a ricavarne una decina di litri, che coprirà solo parzialmente il consumo annuale di famiglia. Detto ciò, quando sono andato a ritirare quelle due lattine da cinque litri ciascuna ho provato un senso di soddisfazione veramente profondo, come poche altre volte negli ultimi 35 anni, cioè da quando le raccolgo, come tradizione di famiglia: perché è stato il risultato, in ogni caso importante, della determinazione di andare fino in fondo, senza rinunciare, senza fermarsi agli ostacoli insorti lungo la via. 
Sì perché quest'anno, in primavera, per importantissimi motivi di salute familiari, per la prima volta non sono riuscito nemmeno a potare gli ulivi, per cui - potremmo dire - non son stati "curati" adeguatamente.
Avere quei dieci litri di olio nuovo in mano - che, sia chiaro, ha richiesto comunque un discreto impegno nella raccolta, che attualmente faccio pienamente a mano, senza mezzi, e da solo, e mi richiede diverse (mezze) giornate di lavoro - sapendo la difficoltà che c'è stata per quasi tutti nel realizzarli, non può che essere motivo di gratitudine.
In più, quando sono andato a ritirarli, dopo la molitura, ho avuto il piacere di scambiare due parole con Luigi, il titolare di un'azienda agricola in zona che produce per lo più olio, che cortesemente mi ha dato la possibilità di unire il mio piccolo raccolto al suo, molto più grande, perché altrimenti il frantoio non me lo avrebbe preso, essendo di quantità inferiore alla minima generalmente accettata dai frantoi, per poter accedere al loro servizio di molitura.
Luigi è un mio allievo dei Corsi di Escursionismo - ci siamo conosciuti così una decina di anni fa -, erede di una bella tenuta di origine nobiliare qui in zona. Ha settanta anni compiuti, tre figlie che vivono lontano, in giro tra Italia ed estero, qualche nipote molto piccolo di età dei quali non so il numero preciso. Insomma: al momento non è ben definita la situazione di quella che sarà la sua eredità, di chi subentrerà al suo posto e prenderà in mano la tenuta e la conduzione dell'azienda, quando lui non sarà più nella possibilità di farlo.
Eppure, mi raccontava - e con piacere stavo ad ascoltarlo - che quest'anno ha piantato altri 400 piccoli olivi. E non ha fatto in tempo a finire di dirlo che si è fermato e, guardandomi negli occhi, ha esclamato: "so che ti starai chiedendo chi me lo fa fare. Considerando che, molto probabilmente, non li vedrò in produzione o, nella migliore delle ipotesi, sarò sufficientemente vecchio da farmene e godermene ben poco. Tuttavia, quello che mi muove a questo è che anche io oggi - e da anni - ...raccolgo frutti da piante che non messo io, e non so nemmeno chi le ha messe. Lo faccio perché ho piacere di farlo".

...che grande insegnamento.
Quest'anno, senza alcun dubbio, a dispetto delle inequivocabili premesse, la raccolta delle olive è stata più proficua di quello che sembrasse, sia in senso relativo che assoluto.
Chapeau. 


[Ringrazio, per la foto condivisa, C. Speroni]

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