sabato 30 maggio 2009

Camoscio Appenninico




Ho avuto modo di partecipare presso la sede del Parco Nazionale dei Monti Sibillini ad un incontro sul progetto di reintroduzione in quell'area del Camoscio Appenninico, ne approfitto pertanto per riportare in questo post quanto emerso in quella occasione, dedicando a questo splendido animale delle montagne l'approfondimento che andrà ad aggiungersi agli altri nella sezione dedicata alla fauna.



Classe: Mammiferi
SuperOrdine: Ungulati
Ordine: Artiodattili
Famiglia: Bovidi
Sottofamiglia: Caprine
Genere: Rupicapra
Specie: Pyrenaica
Sottospecie: ornata (Camoscio Appenninico)

Il Camoscio Appenninico è considerato dall'UICN (Unione Internazionale per la Conservazione della Natura) in pericolo di estinzione e i progetti di reintroduzione sul Gran Sasso e sulla Maiella prima e oggi sui Sibillini hanno proprio come obiettivo primario la conservazioe di questa magnifica specie che è molto fragile perchè non presenta una varietà genetica tale da poter sopravvivere ad una eventuale epidemia. La creazione di nuove colonie in massicci montuosi su aree relativamente distanti è il tentativo che si sta attuando con l'intenzione di far sì che eventualmente una di queste venga colpita da un'epidemia rimanga isolata dalle altre, evitando quindi la propogazione della malattia.
Per via del suo mantello, gli studiosi (e non solo loro) lo considerano il "camoscio più bello del mondo": è di colore marrone chiaro in estate e più scuro in inverno, con zone bianche sulla gola, sulla testa, sui quarti posteriori e sul collo, fino alle spalle, da cui parte una banda nera si spinge fino alle zampe.
Le corna sono lunghe anche più di 30 cm, sono rivolte verso l'alto e leggermente in avanti. Nella parte terminale sono ricurve all'indietro. Presenti in entrambi i sessi si accrescono di anno in anno; l'accrescimento forma una sorta di anelli, contando i quali è possibile conoscere l'età dell'esemplare. Inoltre, sono uno validissimo strumento di difesa che, utilizzate ad uncino contro il corpo dell'aggressore con un particolare movimento del capo, fanno sì che gli adulti in buone condizioni fisiche di questa specie praticamente non abbiano predatori (a parte l'uomo...), neanche l'orso o il lupo o l'aquila reale, anche per via del fatto che vive prevalentemente in un ambiente (pareti di roccia scoscese con pendenze quasi sempre superiori al 30%) in cui solo lui è in grado di muoversi con facilità.
A tal proposito si può dire che il Camoscio è il "montanaro" per antonomasia e la Natura gli ha dato tutte caratteristiche che lo rendono imbattibile su quel tipo di terreno: il cuore e i polmoni sono molto forti e può sopportare a lungo un battito cardiaco con più di 200 pulsazioni al minuto. Il suo sangue contiene quattro volte la quantità di globuli rossi che ha quello dell'uomo: questo influisce molto sul trasporto interno dell'ossigeno. Le sue articolazioni e i suoi tendini sono molto forti e, soprattutto, gli zoccoli sono particolarmente adatti ad aderire alla roccia: divisi in due parti, possono infatti divaricarsi fino ad un angolo di 90°, così da aumentare la superficie di appoggio, che è rigida esternamente garantendogli la possibilità di trovare appigli su cui salire (come la suola rigida delle scarpe da trekking/alpinismo) e più morbida internamente, in modo da avere maggiore sensibilità (come la scarpetta da arrampicata). Inoltre, tra le due parti separate dello zoccolo, vi è una membrana che le unisce che gli consente di galleggiare meglio sulla neve...



D'estate vive sopra i 1700 m di quota ai margini delle faggete e d'inverno scende fino ai 1000/1300 m, cercando di non abbandonare mai le rocce su cui si muove con sicurezza e agilità e compiendo spettacolari balzi.
Riconoscere un maschio da una femmina non è semplicissimo se non per via della massa muscolare più evidente, del "pennello" all'altezza del pene e delle corna più uncinate nel maschio. I maschi adulti tendono a vivere in solitudine mentre le femmine e i piccoli rimangono in branco - a cui il maschio si ricongiunge nel periodo degli amori (novembre-dicembre) - e questi danno vita ad una sorta di "asilo nido": una femmina da sola si prende cura di più piccoli, pur partorendone ognuna solo uno (in maggio). Per partorire, le femmine si allontanano dal gruppo in zone rocciose particolarmente scoscese e vi rimangono da sole con il piccolo per tutto il periodo dello svezzamento che dura qualche settimana, poi rientrano nel branco. I giovani maschi si staccano dal gruppo verso i tre-quattro anni.



Il camoscio è un animale piuttosto affabile ed è relativamente facile incontrarlo e riuscirsi ad avvicinare abbastanza, se ci stiamo muovendo nel suo ambiente prediletto.



IN CASO SI VENGA IN CONTATTO CON UNO O PIU' ESEMPLARI BISOGNA ADOTTARE ALCUNI COMPORTAMENTI:

- fermarsi e lasciarsi osservare dall'animale in modo che ci possa "identificare", senza cercare di nascondersi o altro per osservarlo meglio e, meno che mai, urlare o produrre rumori eccessivi (in gruppo questo è facile che accada);

- nel riprendere a muoversi farlo lentamente e mai andare in direzione "dritto verso di lui" ma avvicinarsi progressivamente e "lateralmente" lasciandogli sempre una via di fuga;

- se siamo in gruppo, spostarsi in maniera compatta, tutti nella stessa direzione e non sparsi, in modo tale da non spaventarlo per via del numero di individui pericolosi per lui;

- evitare di porre cause che lo facciano allontanare dal luogo in cui sta pascolando, potrebbe averci messo molto tempo per identificarlo come area a lui ottimale e non tornarci più per la paura (a tal proposito l'esempio di quanto avvenuto sul Pizzo Cefalone, Gran Sasso, area in cui furono reintrodotti i camosci: per un flusso turistico "indisciplinato" nei mesi passati, gli esemplari hanno abbandonato quell'area per loro ottimale e si sono rifugiati più a nord in un'area considerata dai ricercatori "sub-ottimale");

- in generale quindi mantenere un comportamento idoneo e rispettoso, ma questo non ci sarebbe bisogno di dirlo...

Per quanto riguarda le altre attività come la MTB e lo Scialpinismo, valgono le medesime cose, da considerare ulteriormente il fatto che la velocità di spostamento con la bici e con gli sci, nelle vicinanze di esemplari, naturalmente li spaventa moltissimo e, nel caso invece dell'arrampicata, c'è il rischio di raggiungere luoghi dove le femmine, come detto, si appartano per alcune settimane per partorire e per svezzare i piccoli prima di rientrare in branco.

LA PRESENZA NEL GRUPPO DEGLI ESCURSIONISTI DI CANI (ANCHE LEGATI) E' DA EVITARE, PERCHE' LE REAZIONI DEL CANE DI FRONTE ALLA VISTA DEGLI ANIMALI, IN PARTICOLARE CON L'ABBAIARE, LI SPAVENTANO MOLTO!

Per quanto riguarda l'attuale progetto di reintroduzione sui Sibillini sta andando piuttosto bene (un solo animale deceduto su 8 liberati) e per settembre prossimo è previsto un nuovo rilascio, compatibilmente con le possibilità di cattura nel Parco Nazionale d'Abruzzo, unico luogo del nostro Paese in cui la specie è sopravvissuta naturalmente e che, in effetti, ne ha fatto un simbolo insieme all'Orso. Il Parco inoltre ha intenzione di avvalersi dell'aiuto volontario di tutti i frequentatori della montagna per il monitoraggio della specie in questa delicata fase di ambientamento, creando un "Gruppo di Rilevatori Camoscio" che possono segnalare attraverso una scheda, che verrà messa nel sito, dove e quando hanno avvistato uno o più esemplari. Maggiori informazioni possono essere reperite nel sito del Parco.

2 commenti:

  1. Tocchera' proprio andare a vederli a luglio sui monti sibillini per proteggerli,carino...manu'

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  2. una magnfica trattazione e..motizie che confortano:)TB

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