sabato 7 agosto 2010

Scorpione



In queste settimane, nelle prime ore della serata, si staglia a sud, bassa sull'orizzonte nel cielo con la sua forma sinuosa ed elegante, che ne fa, a mio avviso, una delle costellazioni più affascinanti e “realistiche”.
E' lì con la sua coda arcuata e il temibile pungiglione e, da tempo immemorabile, insegue l'invincibile Orione nel tentativo di ucciderlo come voluto dal geloso e vendicativo Apollo.
Aveva scatenato l'ira del figlio di Zeus l'invito ad una battuta di caccia che Artemide aveva rivolto all'invincibile cacciatore, il quale mai aveva optato nella sua vita per la via della fuga prima di incontrare sulla sua strada lo Scorpione e che oggi, invece, non ha altra scelta che nascondersi sotto l'orizzonte non appena lo vede sorgere ad est, non essendo riuscito in nessun modo a liberarsi dell'animale.



Alla sua sinistra, a debita distanza dal pungiglione, il Sagittario tende l'arco con l'intenzione di colpirlo (probabilmente solo in via cautelativa), puntando la freccia direttamente al suo cuore rosso, Antares, così chiamata (anti-Ares) perché nel cielo la sua luce rivaleggia con quella di Marte, il pianeta rosso. E' una delle stelle più grandi in assoluto di cui abbiamo notizia, centinaia e centinaia di volte più grande del Sole, piccola però alla vista come le altre a causa dalla grandissima distanza a cui si trova da noi, che la fa essere "solo" la quindicesima tra tutte in termini di luminosità.

Sopra di esso, Ofiuco sembra volerlo schiacciare con il piede e, mentre tiene in mano il Serpente, spingere fuori dall'Eclittica, il percorso del Sole, per prendere definitivamente il suo posto nel Cerchio dei Grandi, lo Zodiaco: insomma, la rappresentazione dell'interminabile lotta tra la luce e le tenebre, tra l'ordine e il caos.

Battaglie, minacce e incontri ravvicinati senza esclusioni di colpi in una delle porzioni meno pacifiche del cielo. Eppure lo Scorpione è sempre lì, riesce a resistere agli attacchi, nonostante Giulio Cesare gli abbia tolto le chele per farne, alla sua destra, la costellazione della Bilancia. Resiste e rimane lì a segnalare da sempre, come raccontano gli indios del Centro-America, la porta d'ingresso delle anime in cielo, che vi accedono per percorrere tutta la Via Lattea per tornare di nuovo sulla Terra.

Ed è proprio nel trovarlo sempre lì, dove la sua presenza genera così tanta inquietudine e trambusto, che, dalla Terra, la mia, nel volgere lo sguardo in quella direzione, trova serenità.

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