lunedì 27 dicembre 2010

Il Cigno e la Croce del Nord


Tra le tante antiche simbologie legate al Natale, oggi per lo più dimenticate, ce n'è una legata alla costellazione del Cigno .
Per chi conosce un pochino il cielo stellato, questa costellazione è associata in genere al periodo estivo: infatti, la sua stella più luminosa, Deneb - che è una delle stelle con luminosità assoluta più elevata, se rapportata alla sua enorme distanza dalla Terra - insieme ad Altair (la stella più brillante della costellazione dell'Aquila) e Vega (la più brillante della Lira) formano il cosiddetto Triangolo Estivo, molto ben visibile dalle nostre latitudini più o meno allo zenit (la zona del cielo sulla perpendicolare dell'osservatore) nel corso, appunto, dell'estate.
Ebbene, come dicevo, c'è invece anche un'altra importante associazione che fu fatta nel Medioevo tra questa costellazione e il Natale.
Una parte del Cigno viene identificata con la Croce del Nord, così chiamata per distinguerla dalla altrettanto famosa Croce del Sud. La prima è visibile solo dall'emisfero boreale, la seconda invece da quello australe. La prima ha la forma di una croce latina, l'altra di croce greca .
Poiché in questi giorni di fine anno, la costellazione del Cigno splende ben visibile in prima serata ad occidente, in epoca medioevale si riconobbe nella presenza di questa croce così evidente nel firmamento come un altro dei segni inequivocabili della venuta al mondo di Gesù.
A onor del vero tuttavia, una simbologia corretta avrebbe voluto che la croce fosse posta ad est (come nel periodo estivo), punto cardinale della "nascita" dei corpi celesti per antonomasia.

In ogni caso, il cigno e la sua costellazione sono legati anche a una simbologia molto più complessa.
Innanzitutto c'è da considerare che l'origine di questa figura nel firmamento è molto antica: già le civiltà che vivevano in Mesopotamia ravvisavano in quel gruppo di stelle la forma di un uccello in volo, che i Greci, in seguito, chiamarono inizialmente "Ornis" (ovvero, "uccello"). Inoltre, nell'Europa Settentrionale precristiana, i cigni erano considerati il simbolo del dio solare: per i Celti guidavano la barca solare nell'oceano celeste.
La tradizione mitologica greca, invece, ci tramanda un mito in cui Zeus, per conquistare la riluttante Nemesi, obbligò Afrodite a trasformarsi in un'aquila che lo avrebbe inseguito, nel tentativo di predarlo, dopo che egli si fosse trasformato a sua volta in un cigno. Fingendo così di scappare dal rapace predatore, il Cigno si rifugiò da Nemesi che, intenerita e protettiva, se lo strinse al petto. Era così tranquillo che ella si assopì incautamente tenendolo tra le braccia e così Zeus-Cigno abusò di lei per poi scappare via. Gli uomini videro questo cigno volare talmente alto in cielo che favoleggiarono vivesse nel firmamento. Allora Zeus ne approfittò e per evitare che scoprissero la verità decise di porre in cielo la figura del cigno ad ali spiegati e, vicino a quello ad inseguirlo, quella della complice aquila.



Emblema di purezza di coscienza e integrità morale - perché il suo piumaggio ha un candore che non ha eguali tra gli uccelli e perché ama frequentare solo le acque molto limpide - ma anche di coraggio, perché non teme lo scontro (è in effetti un uccello relativamente "aggressivo", soprattutto quando è il caso di difendere se stesso o il proprio territorio), è stato molto utilizzato anche in negli stemmi araldici, in cui rappresenta il coraggio unito alla bellezza.
Talvolta nei blasoni i cigni sono due, posti uno di fronte all'altro con i rispettivi colli intrecciati: rappresentano la fedeltà (altra importante dote di un cavaliere nei confronti del suo sovrano...) in quanto il cigno è monogamo.

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