domenica 16 settembre 2012

La saggezza del vento (e del mare)


Oggi è una giornata splendida, almeno qui. Come ieri. Cielo terso, luce intensa che esalta i colori e i contorni, ottima visibilità e una temperatura giusta. Un'ottima occasione per andare a fare una sgambata, come infatti è stato.
Nei giorni scorsi però abbiamo avuto pioggia e freddo, e anche un gran vento, che poi, a ben vedere, ha portato entrambi. Giornate uggiose, potremmo dire: l'autunno ha bussato per la prima volta alla porta e, siccome l'ho trovata chiusa - nessuno di noi aveva voglia di aprirgli - se ne è entrato dalle finestre. Che, infatti, puntualmente tutti abbiamo chiuso.
Eppure, in questi giorni ho sentito chiaramente qualcosa smuoversi. E' come se il passaggio di questa perturbazione di fine estate avesse rimesso in moto qualcosa. La vita.
Il vento colpisce in maniera instancabile senza mollare un minuto; la pioggia scende vigorosa, notte e giorno: entrambi costringono a tener saldamente l'ombrello (se mai si fosse scelto di uscire); l'aria umida, a braccetto con temperature nettamente più basse, invoglia a tirar fuori dall'armadio la copertina per la notte. Il pensiero va alla stufa: "avanti così, fra non molto sarà necessario accendere. Ma la legna, per fortuna, è pronta".
Al mattino, guardando fuori, scopro delicati fili d'erba di un verde brillante, spuntati nuovamente dopo mesi. Si ergono come a voler raggiungere il cielo, pieni di una forza che l'acqua gli ha donato, insieme alla luce. La terra è bagnata, scura, e ha chiuso tutte quelle screpolature che la mostravano ferita. E' guarita.
Funghi e batteri nel suolo saranno in festa, chissà che gran lavorìo lì sotto! Bene.
Anche gli alberi sembrano essere più contenti. Rinfrancati, dopo l'impegnativa stagione estiva. Settimane e settimane di afa continua, assenza di acqua e temperature sempre molto elevate senza tregua, hanno fiaccato tutti.
Ora si respira, letteralmente, aria nuova. E' arrivato il vento e ha portato con sé anche l'acqua.
Alzo lo sguardo e vedo nuvoloni enormi e scuri che tentano di oscurare la luce. Inseguono docili pecorelle bianche smarrite nel pascolo azzurro per divorarle e per far credere a tutti noi che il sole non tornerà più. Eppure, non fanno paura. Fanno compagnia e mi vien voglia di starle ad osservare per un po'. Le ringrazio di esserci venute a trovare.

Oggi apro il libro di B. Larsson, La saggezza del mare, che ho appena acquistato e che a breve inizierò a leggere, non appena avrò terminato l'altro. Apro e nelle prime pagine, manco a dirlo, trovo la seguente frase di apertura, quella che in genere si mette prima del testo vero e proprio su una pagina a sé come buon auspicio per il lettore. E' una frase di H. Martinson: "Il nostro ideale non dovrebbe essere la bonaccia, che può trasformare il mare in una palude; e nemmeno l'uragano, ma il grande e forte aliseo, pieno di vita e di gioia, salubre e vitale: un'eterna e costante boccata d'aria.". Ho scelto bene, quindi.

A proposito di mare, allora, mi viene in mente che io sulla mia tesi di laurea, quasi dieci anni fa - nell'"altra vita", quando mai avrei immaginato di essere qui, oggi - scelsi invece di mettere questa: "sii come il mare, che ogni volta che sbatte contro gli scogli trova sempre la forza per riprovarci" (Jim Morrison).
E a tal proposito, oggi aggiungerei: "...e, alla fine, vince sempre".

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