sabato 19 dicembre 2009

Come Natura crea


La natura non giudica. Tutto quanto avviene in natura ha un senso e tutto tende al raggiungimento dell'equilibrio. Il concetto di catastrofe o, meglio, di calamità naturale non esiste. Esiste solo in relazione a noi uomini, che della natura siamo parte ma che viviamo e, prima ancora, ragioniamo come se fossimo un'entità esterna ad essa. Vogliamo "salvare il pianeta" perché ipocritamente non abbiamo il coraggio di dirci che dobbiamo salvare l'umanità, che è lei innanzittutto a rischio di estinzione. Il pianeta sarà in grado di farcela da solo. Era una palla di roccia incandescente circondata da un'atmosfera di gas irrespirabili (per noi) ed è diventato un paradiso terrestre, con bellezze stupefacenti in ogni suo angolo, poi è arrivato Homo Sapiens (ah si?)...

Recentemente ho appreso che molte specie di Pino sono adattate alla presenza di incendi sui terreni dove nascono. In particolare, una parte dei loro coni (cioè quelle che noi chiamiamo profanamente pigne) che sono il frutto del pino e che quindi contengono il seme per la sua riproduzione, si aprono (rilasciando il seme) solo se sottoposti a temperature molto elevate, che in un bosco significano incendio. Questa strategia attuata dalla pianta le consente di germinare immediatamente il terreno subito dopo un incendio e le piccole piante appena nate beneficiano dell'assenza dell'ombra delle piante madri morte e crescono senza "avversari". Il tutto in un ciclo continuo di nascita e morte ininterrotto.



I bellissimi boschi di Pinus Contorta, una specie di Pino, che caratterizzano il Parco americano di Yellostone, sono una diretta conseguenza di incendi periodici "catastrofici".
Il Parco di Yellostone è il più antico del mondo. Isituito nel 1872, cinquanta anni prima dei nostri Parchi Nazionali del Gran Paradiso e d'Abruzzo, è uno dei più estesi sul suolo statunitense. Trattandosi di un'area protetta isituita dall'uomo, uno degli obiettivi della sua gestione è la protezione delle sue bellezze naturali dalle distruzioni causate dagli incendi, con l'attuazione di un programma specifico in questo senso.
Laddove nello Yellostone non vi sono stati più incendi naturali l'Abete e il Peccio hanno pian piano preso il soppravvento sul Pino. Queste specie generalmente succedono al Pino a distanza di 150 anni da un incendio e diventano dominanti nei successivi 100 anni. Quando i pini muoiono, la copertura forestale non è più uniforme ma presenta molte radure ed è estremamente infiammabile. Gli incendi che si verificano nei primi stadi della succesione sono generalmente piccoli ma, quando la foresta diventa più matura, gli incendi sono più estesi e distruttivi.



Nel luglio del 1988 un incendio enorme ha coinvolto l'area dello Yellostone Park e altri, minori, sono scoppiati nei mesi di agosto e settembre. Il primo è durato giorni e, nonostante le 9000 (!) persone impiegate per lo spegnimento non si riuscì a controllare il propogarsi delle fiamme. Il parco subì danni gravissimi e molte persone (fra cui turisti) dovettero essere evacuati.
L'esperienza, per l'uomo (ora, forse, un po' più Sapiens) è servita a comprendere il fenomeno e, oggi, il programma di gestione degli incendi nell'area prevede di lasciar bruciare quelli sviluppatasi naturalmente nelle zone periferiche per mantenere gli ecosistemi che, come visto, sono in grado di farlo da se.
L'area in questione del parco tuttavia è molto limitata perché non tutti gli incendi possono essere lasciati senza alcun controllo a causa degli insediamenti umani all'interno dell'area protetta e immediatamente fuori i suoi confini.
Gli scienziati e gli studiosi stanno cercando la possibilità di incendiare periodicamente le aree prossime a quelle abitate per ridurre la quantità di combustibile naturale presente.
La lotta tra gli interessi dell'uomo e la conservazione della natura continua.
Ma è un approccio questo che prevede che i due (uomo e natura) siano scollegati, mentre in realtà non è così.
La soluzione sta in un ritorno ad una vita del primo in armonia con la seconda. Più facile a dirsi che a farsi senz'altro.
C'è, comunque, sicuramente molto da fare, ancora. E più di una pianificazione "dall'alto" sarà fondamentale la presa di coscienza di ogni individuo rispetto a questo e di responsabilità dei suoi comportamenti.

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