martedì 19 gennaio 2010

Gennaro a Gennaio



Quando dici Monte Gennaro pensi subito al mirabile panorama che ti attende arrivato in vetta. Oppure ti vengono subito in mente i selvaggi e caratteristici ambienti dei Monti Lucretili, la catena montuosa di cui fa parte, per nulla scontati a così pochi km da Roma.
Questa volta il panorama non abbiamo potuto apprezzarlo (l'abbiamo fatto solo in piccolissima parte), perchè quando siamo arrivati su un nuvolone impediva di vedere a più di 50 m di distanza, ma gli ambienti selvaggi si, e pure in una loro non usuale veste invernale innevata.
Eravamo in 14 domenica e non ci aspettavamo di trovare quei 10 cm di neve, anche forse qualcosina in più, che ci hanno accompagnato per quasi tutto l'itinerario da metà della Valle Cavalera fino alla cima. Un Pratone completamente rivestito di bianco, veste che ha accentuato ancor di più il suo fascino.
Mentre salivamo a passo lento ma costante, abbiamo avuto modo di godere di quella atmosfera ovattata che solo la neve caduta riesce a realizzare. Una sensazione che abbiamo fatto completamente nostra e che, senza alcun accordo preventivo, ogni membro del gruppo ha deciso di rispettare, per se e per gli altri, senza alterare quel magico silenzio, procedendo quindi con poche chiacchiere e rumori inutili, in genere difficili da contenere quando il gruppo è numeroso.



Come ho avuto modo di far notare al gruppo, uno vorrebbe sempre la giornata ideale, soprattutto quando è in gita: sole, caldo, buona visibilità. Panorami. Colori intensi. Suoni del bosco.
Invece la Natura è anche questo: è nebbia, umido, scarsa visibilità, è monocromatica. Silenzi. E va goduta pienamente anche in questi suoi aspetti.
Domenica l'abbiamo percepito chiaramente: quella che poteva essere considerata inizialmente una giornata di brutto tempo ci ha riservato invece una bellissima escursione.



Da Prato Favale abbiamo percorso il sentiero classico che attraversa tutta la Valle Cavalera fino al Pratone .
Nemmeno il tempo di qualche foto alle mucche e ai cavalli "al pascolo" che abbiamo raggiunto velocemente le pendici del Monte Zappi (nome originario del Monte Gennaro) attraversando in diagonale il grande pianoro in una situazione tale che sembravamo una spedizione in Antartide...



Affrontare la salita a quel punto è sembrato a qualcuno un qualcosa in più, che si poteva evitare, e io stesso, poco più avanti a pochi metri dalla cima ho detto a tutti che saremmo arrivati su solo "per la gloria", visto il nebbione che circondava la vetta.
Tuttavia, la fiducia profonda con la quale ci siamo avviati ci ha concesso, come dicevo poc'anzi, la straordinaria opportunità di godere di luoghi che forse abbiamo visto tante volte in situazioni "ideali" ma mai in quella, così particolare.
Il tempo è migliorato leggermente e ci ha consentito una discesa più piacevole.
Perciò alla fine siamo rientrati sui nostri passi alle auto tutti molto soddisfatti della bella (eh si!) e particolare, giornata.

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