venerdì 7 settembre 2012

Guida in cammino


Da sabato 1 a lunedì 3 Settembre ho preso parte all'iniziativa "Guide in Cammino 2012", iniziativa promossa dalla nostra associazione di categoria, l'AIGAE, che vede due Guide, due colleghi quindi, Luca e Daniela, percorrere a piedi l'itinerario che collega Assisi a San Michele Arcangelo, in Puglia. Un percorso ideato dalla sig.ra Angela Maria Seracchioli, con l'intento di ricalcare le peregrinazioni di San Francesco, chiamando i due tratti in cui è suddiviso "Di qui passò Francesco" e "Con le ali ai piedi".
Si trattava dell'inizio del cammino di Luca e Daniela, che li porterà a percorrere diverse centinaia di km a piedi nel cuore nella nostra penisola per il prossimo mese e mezzo e, trovandosi il punto di partenza relativamente vicino casa, alle pendici del Monte Subasio a cui mi sento profondamente legato, ho pensato di aggregarmi, con l'intento di sostenere i due colleghi al principio del loro viaggio. In più, poichè con l'occasione si sarebbe tenuta una tre giorni di aggiornamento formativo, l'ho considerato un momento di prezioso confronto con altri che svolgono il mio stesso lavoro.
Quindi, zaino in spalla e via a piedi da Assisi fino a Spoleto in tre giorni!

Lunedì, al termine del terzo giorno - momento in cui in genere in questo tipo di attività si é finito il "rodaggio" e si comincia fisicamente a entrare a regime (infatti nei giorni successivi mi son sentito peggio che se avessi percorso altri 25 km a piedi con lo zaino in spalla)- il gruppo si è sciolto, siamo rientrati tutti a casa, tranne Luca e Daniela che stanno, come da programma, proseguendo, e il cui viaggio si può seguire quotidianamente sul blog dedicato all'iniziativa.


Si dice che ognuno di noi - figli della modernità - dovrebbe fare almeno una volta nella vita un viaggio a piedi di lunga percorrenza, zaino in spalla. Camminare per almeno una settimana consecutiva, avendo con sè tutto il necessario per quei giorni - eventualmente, in una versione soft, senza puntare all'autosufficienza alimentare e pernottando comunque in strutture ricettive, sebbene semplici, evitando così di portarsi dietro il cibo, tenda, ecc. - e unire, a piedi, due luoghi che altrimenti potrebbe percorrere in macchina in un paio d'ore. E' senza dubbio un ottimo modo di riappropriarsi del contatto con la realtà, della consapevolezza dell'ampiezza del tempo e dello spazio, di conoscersi meglio e capire quali sono le proprie capacità, percepite ed effettive. E' inoltre un'occasione per l'incontro con l'altro, che sia il compagno di cammino - con cui si è partiti o incontrato sulla strada - o chi abita i luoghi attraversati.
In Spagna - ho appreso i questi giorni - patria del più famoso itinerario di pellegrinaggio del mondo, il Cammino di Santiago, hanno deciso da qualche anno di ritenere l'aver percorso almeno gli ultimi 150 km del Cammino (che si fanno appunto in circa sette giorni) esperienza che valorizza il proprio curriculum vitae ai fini della partecipazione a concorsi pubblici.


Il cammino come metafora della vita, dunque, spesso si dice. E ultimamente il mettersi in cammino sta diventando una cosa piuttosto comune, quasi di moda.
Tuttavia, c'è da chiedersi: se ognuno ha già la propria di vita ...perché, quindi, andare avanti per metafore? La vita, appunto, è già un cammino in sé. Lungo, avventuroso; a momenti esaltante, a momenti durissimo. Un cammino che ognuno di noi traccia giorno per giorno in maniera unica e inconfondibile. Che bisogno c'è di mettersi alla prova, di vestire gli abiti del pellegrino, fuggendo dalla propria routine quotidiana, per cimentarsi in qualcosa che comunque, a pensarci bene, acquisisce così un che di "artificioso"? Non basterebbe forse aprire gli occhi un po' di più, risvegliarsi nel qui e ora? C'è già molto da trasformare nelle nostre singole vite e, di conseguenza, nel mondo a cui apparteniamo!
Il punto è proprio questo: la quasi totalità delle persone che si mettono in cammino lo fanno come momento di rottura con le contingenze della propria vita e partono alla ricerca di qualcosa, affidandone all'esperienza del cammino/viaggio la concretizzazione o comunque lo spunto per.
La realtà però è esattamente l'opposto, e tutti i grandi camminatori che hanno fatto la storia, ai quali spesso gli itinerari dei cammini che oggi vengono ripercorsi dai pellegrini sono dedicati, ne sono testimonianza: è solo attraverso il contributo che offriamo personalmente al miglioramento del mondo che lasciamo una traccia. Una traccia che non è rappresentata su una mappa ma che potrebbe pure - volendo - diventarlo.
Lo stesso Francesco d'Assisi, qui chiamato in causa trattandosi del "suo" cammino ma vale pure per gli altri, non si metteva in viaggio per mettersi alla prova o per rompere con la quotidianità. Lo faceva bensì per dare, a suo modo e nelle sue condizioni (era cagionevole di salute), il proprio contributo trasformativo al mondo del suo tempo. Portare gioia. Dare una speranza. Lasciare un messaggio di pace e di rispetto per ciò che per lui era il Creato e le sue Creature.
Anche oggi, come allora, c'è bisogno di rimettersi in cammino con l'intento di offrire il meglio di noi stessi a ciò che ci circonda. E, per far ciò, non c'è bisogno di ripercorrere un itinerario segnato da qualcun altro su una mappa. Abbiamo già la nostra vita quotidiana per farlo. Il resto è una forma diversa, senza dubbio più sostenibile, di turismo. E, nell'intento di promuovere il ritorno ad una vita più naturale, occupandomi oggi (anche) di turismo – accompagnando tra l'altro persone anche su "itinerari di pellegrinaggio" – , non posso astenermi dal fare e dal far sorgere in ognuno questo tipo di riflessioni. Effettuando il prossimo passo (in) avanti.

1 commento:

  1. Ciao Riccardo, grazie della tua compagnia e della bella riflessione sui Cammmini.
    Le Guide in Cammino
    Luca e Daniela

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