domenica 12 febbraio 2017
Rampando qua e là
Febbraio, luna calante, una calda domenica di sole, ho iniziato a potare gli alberi da frutto.
In queste settimane, inoltre, sto preparando un progetto che ho ideato e sviluppato con la locale Libreria per ragazzi che partirà tra qualche giorno in alcune classi della scuola primaria del comprensorio. Un progetto su libri e natura.
Sto leggendo dunque alcune cose, tra cui, probabilmente per la settima volta in vita mia, Il Barone rampante di Italo Calvino.
Senza dubbio il mio romanzo preferito, anche e soprattutto per quanto mi sono sempre immedesimato nel personaggio. Una storia universale, sul coraggio delle proprie scelte, la determinazione e la coerenza del mantenerle, ma anche dell'integrità personale di vivere la propria vita in maniera unica, di svolgere il proprio compito, per quanto in una forma assolutamente particolare, bizzarra, fuori dai canoni.
Una storia che si svolge sugli alberi, nei boschi di un fantasioso territorio di collina a due passi dal mare, in un periodo storico rivoluzionario e di grande fermento.
Lo adoro. Lo adoro per il personaggio, per come l'Autore lo caratterizza e lo fa raccontare (dal fratello, voce narrante); per i suoi ideali; per le sue avventure; per la sua - emblematica - storia d'amore con Viola; per la sua scelta di vivere sugli alberi, che da sempre mi attirano; ma anche semplicemente perché amo molto tutta l'opera di Calvino, il suo modo di scrivere, un autore davvero poliedrico e mai scontato.
L'ho riletto sia nella versione per ragazzi (che useremo in classe), un po' "alleggerita" dallo stesso autore a suo tempo, sia nella versione integrale e, davvero, non mi annoia mai.
Ero dunque sui rami di un melo, poco fa, tra gli ultimi raggi di sole prima del tramonto.
La testa sgombra dai pensieri, pienamente concentrato - finalmente - sui (pochi ed efficaci) tagli da fare alla pianta e nel "dialogo" con essa (anzi esso, perché per me quell'albero è maschio), per sentire anche la sua "risposta" e agire di conseguenza.
All'improvviso mi è venuto in mente il momento del racconto in cui, il Barone di Rondò, padre del protagonista (Cosimo), ormai anziano e avendo perso la speranza che il figlio maggiore (e divenuto maggiorenne), dopo anni, decidesse di scendere dagli alberi, a cavallo lo raggiunge nel folto del bosco e, ai piedi dell'albero sui cui il figlio lo stava aspettando, gli cede la propria spada, in segno di passaggio di consegne.
Si instaura un breve dialogo tra i due, con Cosimo, considerata l'epoca (fine del 1700) e il lignaggio del padre (e anche suo), che parla e risponde in maniera ovviamente molto formale al genitore, nonché Barone di Rondò, il cui cuore dei discorsi è questo, bellissimo e verissimo:
- Buongiorno, figlio.
- Sta ella bene?
- Compatibilmente agli anni e ai dispiaceri.
- Godo di vederla valente.
- Così voglio dire di te, Cosimo. Ho sentito dire che ti adoperi pel vantaggio comune.
- Ho a cuore la salvaguardia delle foreste dove vivo, signor padre.
- Sai che un tratto del bosco è di nostra proprietà, ereditato dalla tua povera nonna Elisabetta buonanima?
- Si, signor padre. In località Belrìo. Vi crescono trenta castagni, ventidue faggi, otto pini e un acero. Ho copia di tutte le mappe catastali. E' appunto come membro di famiglia proprietaria di boschi che ho voluto consociare tutti gli interessati a conservarli.
- Già, - disse il Barone, accogliendo favorevolmente la risposta. Ma aggiunse: - mi dicono sia un'associazione di fornai, ortolani e maniscalchi.
- Anche, signor padre. Di tutte le professioni, purché oneste.
- Tu sai che potresti comandare alla nobiltà vassalla col titolo di Duca?
- So che quando ho più idee degli altri, do agli altri queste idee, se le accettano; e questo è comandare.
...una grande lezione. Su cosa sia veramente quella che oggi viene chiamata, con termine purtroppo non italiano, leadership.
Bisognerebbe rifletterci su.
Ho esperienza - tanta ormai, negli anni e in questi ultimi giorni - che, al giorno d'oggi, quando le persone non riescono ad argomentare nel tentativo di smontare, invece di semplicemente accogliere e prendersene la responsabilità, quello che tu - a ragione - sostieni, generalmente o manipolano la situazione, come farti passare, magari sottilmente e subdolamente, il padrone - opportunistico - di una idea, di un progetto, invece che opportunamente il padre della medesima idea, del progetto (e il passo è proprio facile, tant'è che la radice delle due parole è anche la stessa), oppure attaccano direttamente la tua persona, con epiteti che, ovviamente, mai fanno piacere a nessuno.
...Tornati i pensieri, al calare del sole, termina la sessione di potatura.
Mentre il sole tramonta, lo guardo e mi godo gli ultimi raggi e il loro bel tepore, tra i rami del giovane melo.
Penso a Cosimo, futuro Barone di Rondò, che un giorno salì sugli alberi e non scese mai più, e che aveva imparato a guardar bene la Terra, da quella distanza.
E penso che in onore della reale nobiltà (d'animo) da egli espressa, leggerò in aula questo brano della sua storia che ho riportato, la prossima volta che mi sarà richiesto di tenere una docenza in un corso per Guide o Educatori, o semplicemente in escursione, al gruppo al mio seguito.
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