lunedì 6 aprile 2009

La terra trema


In attesa di sapere se - ed eventualmente quando -, in quanto Volontario di Protezione Civile, partirò con uno degli scaglioni del Gruppo a cui appartengo per portare anche il mio contributo in uno dei luoghi colpiti dal terremoto, sono ancora vive (e per nulla finite) le sensazioni provate in questa lunga giornata.
Il brusco risveglio, dovuto alla scossa la cui intensità percepita mi ha fatto pensare che l'epicentro fosse nella zona dei Castelli Romani, come spesso accade per le scosse che si registrano nella Capitale. La difficoltà di riprendere sonno, in attesa della scossa di assestamento, senza nemmeno immaginare quanto stava accadendo a 100 km da qui. La sensazione di profondo disagio e preoccupazione della mattina, quando abbiamo appreso dai messaggi con le news che arrivano sul telefonino che il terremoto era stato "devastante a L'Aquila". La voglia di far subito qualcosa, quando mi sono messo immediatamente in contatto con uno dei membri del nostro Gruppo di Protezione Civile per sapere se già si aveva notizia su come saremmo dovuti intervenire. Il desiderio di avere più notizie possibili, attraverso la radio, in macchina, e internet. Il confronto con il Gruppo di Milano, conosciuti nel corso di una esercitazione e da lì rimasti continuamente e periodicamente in contatto.
La commozione, nel sentire la risposta in termini di solidarietà delle persone non coinvolte che chiamavano in radio per dare il proprio aiuto ("...ho una struttura ricettiva a Bologna. Lo so che Bologna è lontana ma se serve posso mettere a disposizione 4 stanze..." - "...io e mia moglie abbiamo un appartamento ad Ortona vicino Chieti. Se non potete raggiungerci, vi veniamo a prendere noi con la nostra macchina. Non preoccupatevi, non dovete darci nulla in cambio, vogliamo solo essere d'aiuto. In questo stesso giorno di 6 anni fa abbiamo perso nostro figlio di 21 anni in un incidente: sappiamo cosa significhi perdere tutto, e riteniamo che non ci altro modo che cercare di aiutare oggi voi per ricordarlo..."). Lo stupore, dinanzi alla seconda richiesta da parte delle autorità relativa alla donazione di sangue: "fermiamo le donazioni per ora, abbiamo raggiunto la quantità necessaria".
La confortante percezione che questa volta le persone non colpite direttamente dal sisma si siano sentite ancor più coinvolte delle precedenti volte, che si siano messe ancor più nei panni di chi ha perso la casa, i propri cari... i punti di riferimento per ciascuno di noi.
La forte emozione e i "brividi" sulla pelle, nell'incontrare sull'autostrada le Colonne Mobili dei "colleghi" del Volontariato di Protezione Civile giungere da ogni parte d'Italia e dirigersi verso le zone colpite. Il sostegno, dato loro dentro di me in attesa di poter venire a dare fisicamente una mano: saranno giorni di duro lavoro e non è facile il compito di assistere persone che hanno vissuto tutto questo. Sarà difficile rimanerne distaccati.
La precisa sensazione che la gran parte delle nostre attività di ogni giorno hanno come obiettivo ultimo quello di controllare la Natura e di adattarla alle nostre volontà. E il fatto che eventi come il terremoto che non possono essere controllati ci fanno sentire inermi. Perciò quell'intento è solo un'illusione. Che dovremmo veramente imparare a vivere maggiormente in accordo con essa.
Da qui la riflessione, i pensieri legati alla percezione dell'assurdità di tutto questo. Una scossa di media intensità che ha fatto tutti questi danni. Danni naturalmente che si riferiscono al nostro "punto di vista": se fosse avvenuta nel deserto non avrebbe fatto male a nessuno. Poichè è avvenuta a pochi chilometri dal centro di una città capoluogo di regione, abitata da diverse decine di migliaia di persone, il discorso è diverso. Il sisma ha colpito il simbolo della nostra illusione di controllo sulla Natura: la città. Con le sue diverse centinaia di edifici e la gran quantità di persone.
Siamo un paese ad alto rischio idro-geologico, dovremmo essere pronti a questo. Se lo stesso evento fosse accaduto in California o in Giappone sarebbe stato considerato quasi un evento di "routine", in quanto gli edifici sono progettati per resistere a tutto questo.
Si parla tanto di "piani-casa" per incentivare gli ampliamenti degli immobili e ridar fiato all'economia, ma perchè invece di pensare alle possibilità di ampliamento non si pensa a mettere per bene in sicurezza quanto c'è già?
Si pensa tanto al ritorno al nucleare: ma siamo certi che una scossa di questo tipo non possa causare una fuoriuscita di materiale radioattivo dalle centrali? E le scorie: dove le mettiamo, visto che non esiste un luogo così sicuro, esente da terremoti nel nostro Paese?
Perchè non si fanno massicce campagne di informazione ed educazione nel Paese, per far comprendere a giovani e meno giovani quali sono le caratteristiche del nostro territorio, i rischi, i pericoli, come ci si comporta in tali casi, come intervengono i soccorsi e, soprattutto, come ognuno di noi nel suo piccolo può e DEVE lavorare per la prevenzione?
Abbiamo uno dei sistemi di Protezione Civile più avanzati ed efficienti al mondo, ma se non c'è innanzittutto una conoscenza e quindi una responsabilità individuale nella gestione del nostro territorio e delle nostre attività (anche all'interno della Protezione Civile stessa, dove a volte le cose vengono affrontate con superficialità), una cultura della popolazione in questi ambiti, e quindi, una prevenzione diffusa, arriveremo sempre quando il disastro ormai è avvenuto.
In questo senso, io e altri volontari del mio Gruppo (come quelli di tanti altri Gruppi, in altre Regioni), come scritto in passato, stiamo lavorando sull'educazione in quest'ambito nelle scuole. E' un primo passo, speriamo che qualcun'altro si metta in cammino verso la nostra stessa mèta.
Su questo blog periodicamente proporrò degli approfondimenti sugli argomenti relativi alla Protezione Civile in senso ampio, quindi anche sulla prevenzione rispetto ad eventi calamitosi.

3 commenti:

  1. Ciao Riccardo,non so se ti ricordi di me.Sono venuto in escursione circa due anni fà con la mia famiglia.Vorrei sapere come fare perché anche a scuola dei miei figlio(uno alle elementari ed uno alle medie)sia possibile avere questo tipo di corsi o comunque di informazione,grazie se ci puoi dare l'informazione sul blog va bene. Carlo Lucreti

    RispondiElimina
  2. Ciao Carlo,
    il corso di Protezione Civile a cui faccio riferimento è quello organizzato dalla Regione Umbria, il cui servizio di Protezione Civile ha delegato i vari gruppi territoriali di volontari a interpellare le scuole del circondario per sapere quali fossero interessate a partecipare a questo progetto. Fatto questo si sta procedendo all'effettuazione dei vari incontri in classe.
    Se non ricordo male voi siete su Roma e quindi la competenza è della Regione Lazio, perciò per quanto riguarda corsi "ufficiali" è tutta un'altra storia e non saprei che cosa dirti in merito in questo momento.
    Mi informo e cerco di farvi sapere quanto prima. Ti anticipo anche che sto cercando di capire se sia possibile tenerne di "privati". In caso si possano fare, una volta inviata da parte mia la proposta alla scuola, sarà poi questa che, attraverso il dirigente scolastico, dovrà mettersi in contatto con me e, in seguito, fare una richiesta scritta (così come avviene per tutti gli altri progetti di Educazione Ambientale).
    Ciao,
    Riccardo

    RispondiElimina
  3. ciao sir richard, che ne dici , dato il periodo ,se diamo spazio , secondo i tuoi criteri ovviamente , anche a rudimenti di educazione ambientale e psicologia dell'emergenza ?..magari si chiede una mano alla nostra monichella ?..vedi tu..;)) bacioni da silvi

    RispondiElimina