sabato 9 novembre 2013
Viva il lupo!
Eccolo, il temibile predatore.
Guardate che sguardo assassino!
Che occhio iniettato di crudeltà.
Immaginatelo mentre si ciba delle vostre carni dopo avervi assalito nel folto del bosco, dopo avervi inseguito in branco e spietatamente infilzato con le sue potenti zanne e la sua morsa letale. Oppure, immaginatelo mentre si insinua feroce nei pascoli, sterminando intere greggi e facendosi beffa dei pastori del posto.
Eccolo. Guardate come incute timore!
La pelle si accappona, i peli si rizzano dalla paura, vero?
Il lupo è, per antonomasia, il simbolo della natura selvaggia. E le credenze popolari sul suo conto sono la dimostrazione più palese di quanto ci siamo allontanati dal nostro posto nella natura stessa.
Basta accennare a un gruppo di persone, giovani o adulti che siano, che nei boschi in cui stiamo camminando vivono (per fortuna) anche i lupi e il panico scatta immediatamente. Come se stessero lì ad aspettarci per fare un bel pranzetto, proprio come raccontano le favole più conosciute della tradizione europea - da Cappuccetto Rosso ai Tre Porcellini e tutte le altre -; favole con cui sono cresciuti inconsapevolmente e ingorantemente per secoli generazioni di giovani poi divenuti adulti; favole che nascono appunto dall'ignoranza e dal non prendersi la responsabilità di quanto drammaticamente ottenuto attraverso la nostra costante, enorme, pressione antropica esercitata nei secoli sui nostri territori.
Il nesso è lineare e il paradigma che ne scaturisce è semplice: l'uomo decima tutta la fauna selvatica di cui il lupo si ciba (cervi, caprioli, cinghiali, ecc.) e il lupo, non avendo più a disposizione un numero sufficiente di prede, rivolge il suo interesse alle greggi e al bestiame domestico. Da qui la storia del "lupo cattivo". Tramandata di generazione in generazione con l'uso della fantasia per colorirla un po' e renderla ancora più efficace.
Ma il lupo non è, di per se, buono o cattivo: il lupo fa il lupo, e basta.
Come tutti gli animali selvatici rifugge l'uomo, perché lo considera - a ragione - il super-predatore. Non ci atende furtivo nel bosco: si dilegua e si nasconde non appena i suoi sensi affinatissimi percepiscono la nostra presenza già a centinaia di metri di distanza.
Incontri fortuiti possono esserci, certo. Sono anche documentati. Ma, appunto, sono fortuiti, dovuti a condizioni particolarmente straordinarie. E di attacchi si ha notizia? Molto tempo fa, in condizioni altrettanto straordinarie: eccezioni che confermano la regola.
Basta tornare indietro nel tempo di un po', di qualche secolo, quando ancora avevamo un minimo di connessione con gli elementi naturali che ci circondano, perché emergano miti e leggende che attingono alla tradizione più remota che ci raccontano altre storie. Una su tutte? La conosciamo: Roma, la capitale dell'Impero più grande e importante che la storia dell'uomo abbia avuto, non sarebbe mai esistita se una lupa non avesse salvato i gemelli Romolo e Remo... E quante altre ce ne sono in tutte le tradizioni e culture esistenti?
In Francia hanno ricominciato a dare la caccia ai lupi, autorizzandola legalmente. Quanto sono avanti i nostri cugini d'oltralpe! Siamo nel 2013 e non si è riusciti a trovare una soluzione migliore. La stessa, insomma, che mi raccontava mio nonno - da giovane, pastore - quando mi parlava dei lupari e del loro ruolo sociale nella comunità contadina di anche solo 70-80 anni fa.
Invece di avanzare, retrocediamo. Altro che epoca del progresso.
Queste foto sono relative a una lupa - una vera, non quelle che stanno accucciate nei nostri salotti e che siamo soliti chiamare così - che è stata rinvenuta nei territori del Parco Naturale dei Monti Lucretili (area protetta a meno di 30 km in linea d'aria da Roma di cui più di una volta si è raccontato qui) seriamente ferita per essere incappata in una trappola per cinghiali posizionata dai bracconieri. Ha subìto gravi danni a una zampa posteriore, si è proceduto alla ricostruzione dei cuscinetti di questa, sembra scongiurato il rischio di amputazione, ma, di certo, è molto improbabile che tornerà a essere libera e selvaggia come era prima. Sul sito del Parco è possibile seguire gli aggiornamenti a riguardo ed, eventualmente, anche contribuire con somme in denaro per sostenere le sue cure.
...due occhi che parlano da soli. Alla faccia di chi non crede che anche gli animali abbiano un'"anima" e dei sentimenti. Sentimenti di paura, di terrore, di dolore come noi.
Ognuno di noi, per cominciare a cambiare le cose almeno per un poco, può da oggi nel suo piccolo riflettere su cosa rispondere quando la prossima volta gli daranno - come augurio - un "in bocca al lupo!" (si dice così come augurio proprio perché mamma lupa, per proteggere i suoi piccoli - così come fece la Lupa con Romolo e Remo - li prende con la bocca) per evitare l'insensato, comune "crepi il lupo!" che ci hanno insegnato fin da bambini, risposta che viene data ogni volta senza ragionarci nemmeno un secondo, perpetuando così una tradizione assurda che, francamente, ha fatto il suo tempo.
Le parole sono azioni e c'è un gran bisogno, anche e soprattutto nei piccoli aspetti del quotidiano, di azioni virtuose da parte di ognuno. Cominciamo da questo, allora. E' facile e non costa nulla ma ha una grande valenza.
(Un suggerimento per la risposta? E' contenuto nel titolo di questo post :-D )
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Propongo di partecipare i molti incontri tra te , orsi, lupi , cinghiali, cervi, daini - fino ad ora risultati non semplicemente tra i meno pericolosi (in campagna e e per le vie dei boschi temibili sono i branchetti di cani randagi, veramente offensivi) quanto specttacolari , emozionanti e commoventi...dai su, raccontaci ..ti ascoltiamo. TB
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