lunedì 6 ottobre 2014
Fuoco e fiamme (dell'Inferno)
In questi giorni di mio "silenzio", sono, ovviamente, avvenute diverse cose.
Per cominciare: sabato scorso ho spento un incendio.
Rientravo a casa, intorno alle 18.00, in auto, su una strada provinciale, e, dalla greppia a bordo strada, già da abbastanza lontano, ho notato del fumo che saliva e, avvicinandomi, delle piccole fiamme a terra.
Il primo pensiero è stato: "ci sarà senza dubbio qualcuno a controllarlo" e ho tirato dritto.
Dopo aver percorso un paio di centinaia di metri, però, mi è venuto l'atroce dubbio e ho deciso che fosse il caso di verificare.
Non c'era nessuno nei paraggi. E quello era un vero e proprio incendio, sebbene, per fortuna, ancora piccolo. Probabilmente innescato dalla classica cicca lanciata dal finestrino e alimentato dal discreto vento di maestrale che stava soffiando, bruciava l'erbetta secca di fine estate a bordo strada.
Il fronte del fuoco era largo una metrata e aveva percorso già una decina di metri. Le fiammelle a terra erano alte pochi centimetri ma vive.
A quel punto, prima di chiamare il 115, mi son detto di provare a vedere se fossi stato in grado di fare qualcosa da solo, viste le dimensioni ancora limitate, evitando così l'intervento dell'autobotte dei Vigili del Fuoco, magari necessariamente disponibile per una altro eventuale frangente, viste le limitate risorse di cui, purtroppo, dispongono le nostre forse di pubblica utilità.
Ho preso quindi la piccola scorta d'acqua che tengo sempre in macchina per qualsiasi necessità (legata al motore della stessa) e l'ho versata sulle fiamme; poi ho preso un po' di terra con le mani, per soffocare definitivamente il tutto.
Ho atteso qualche minuto per verificare che la questione fosse stata domata e mi sono riavviato a casa, da dove, per sicurezza, ho telefonato al 115 raccontando l'accaduto e segnalando che, pur avendo io probabilmente risolto da solo la cosa, sarebbe stato bene se avessero mandato almeno un'auto di servizio a verificare che fosse in effetti così.
Riflessioni a margine. Primo: avrò trascorso in quel punto almeno dieci minuti e avrò visto passare (ma non le ho contate, perché impegnato a spegnere le fiamme) almeno dieci macchine (e loro non possono non aver visto me e, quindi, la zona interessata dal piccolo incendio). Considerando che il fuoco si spostava, per fortuna, lentamente, avrà comunque avuto almeno un'ora di vita, quindi almeno 60 auto erano passate di lì nel frattempo. ...possibile che nessuno prima di me si fosse accorto della cosa?!
Secondo, e qui viene l'interessante della storia, quando ho visto il fumo e le fiamme, mentre in auto gli scorrevo accanto, il mio primo pensiero è stato: "(non mi riguarda) ci sarà qualcun altro ad occuparsene". E, invece, appunto, non c'era nessuno.
Ecco: un formidabile esempio di codardia esistenziale, tendenza alla quale siamo, con evidenza, soggetti tutti.
Magari, ricordiamocene la prossima volta, mentre la Protezione Civile ci bussa alla porta, sotto l'assordante rumore dei Canadair che ci volano a pochi metri dalla testa, per dirci di abbandonare la nostra casa a causa dell'incendio devastante che ha interessato l'area.
E anche, in generale, tutte le volte che malediremo il Fato (o scomoderemo il Caso) rispetto alle piccole grandi cose del quotidiano che avvengono nella nostra vita.
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